martedì 19 ottobre 2010

"Sliderman", la saga continua..




















Dopo Randy Mamola su Cagiva 500 da GP e Casey Stoner con la Ducati Desmosedici, ecco proposta una nuova interpretazione del mitico supereroe SLIDERMAN che vede la parte assegnata ad un funambolico Jeremy McCoy in sella alla Yamaha YZR 500 da GP. Non c'è che dire: cambiano gli attori che lo interpretano e cambiano le moto che essi "domano" ma SLIDERMAN è sempre il personaggio più amato da tutti i motociclisti!


"Sliderman" episodio 1:
"Sliderman" episodio 2:

Jeremy McCoy sliding video:

lunedì 18 ottobre 2010

"Sliderman" episodio 2























La saga di "SLIDERMAN" va avanti.. Dopo il primo episodio, interpretato da Randy Mamola in sella alla Cagiva nel 1989 (vedi link allegato) ora è il giovane "attore" australiano Casey Stoner a darci la sua versione di questo mitico SUPEREROE e recitare questa parte gli viene naturale come bere un bicchiere d'acqua! Che siano le moto di colore rosso a ispirare questi attori e a farli entrare magnificamente nel personaggio?


"Sliderman" episodio 1:

Casey Stoner Phillip Island 17 ottobre 2010:

sabato 16 ottobre 2010

God save the Queen..
















Oggi hanno soltanto tre ragazzini (due dei quali iscritti alla 125 e uno che prende parte alla Moto2) oltre alla Dunlop che fornisce le "calzature" a 125 e Moto2 e ad un pugno di sponsor che campeggiano sulle carene di qualche (poche) moto e su tute e caschi dei piloti. Nient'altro.. Eppure i britannici hanno dominato nel motociclismo (come nell'automobilismo..). Erano piloti che sapevano prenotare il podio intero delle classi maggiori e in ben tre occasioni arrivarono ad occupare le prime sei posizioni della classifica. Questo accadeva negli anni Cinquanta e Sessanta. Questione di cicli: nel motociclismo le Nazioni vanno su e poi tornano giù seguendo curve particolari. Il primo fattore determinate è o meglio lo era molto più in passato che ora a dire il vero, lo stato di salute dell'industria motociclistica nazionale. Negli anni d'oro i sudditi di Sua Maestà se la giocavano alla pari con gli italiani, perché nel vecchio continente, dove il mondiale si svolgeva, circolavano numerose Triumph, Norton, BSA, Ajs. Appena più indietro c'erano Moto Guzzi, Gilera, Moto Morini, Mondial e naturalmente le più blasonate di tutte: le MV Agusta. quando nacque il motomondiale, nel 1949, l'italia era rappresentata da gente come Pagani, Masetti, Ruffo, Ambrosini, Lorenzetti. Piloti che già prima della guerra avevano vinto le corse internazionali o che erano in procinto di farlo in quel primissimo dopoguerra. Al Bel Paese non mancavano quindi i talenti ma.. i piloti britannici erano sempre più apprezzati dall'opinione pubblica e dagli appassionati. Forse tutto si traduceva in una semplice questione di esterofilia o magari per via della fama dei piloti d'oltre Manica di avere esperienza, di andare subito forte e senza fare storie, di bere due (o tre..) bicchieri di troppo il sabato sera, di trascinarsi a letto malconci e quasi ma soli ma, a prescindere da tutto questo di esser pronti a morire per la causa la domenica in gara. Il primo campione del mondo della 500 fu Leslie Graham, che vinse per un solo punto proprio sul nostro Nello Pagani. Gilera, Moto Guzzi ed MV Agusta affidarono le loro sorti in "battaglia" proprio alle sapienti mani di piloti inglesi tra i quali Bill Lomas, Geoff Duke e John Surtees (bandiere degli anni Cinquanta) e a Mike Hailwood e Phil Read (grandissimi negli anni Sessanta e Settanta). Tutti e tre cominciarono in sella alle loro Norton monocilindriche, moto dal gran telaio ma dal fiato corto. Erano tutti caratterizzati dal fatto di andare fortissimo e di essere grandi "pegatori"(per l'epoca) sulle gomme britanniche Avon. Duke era del 1923. Al TT era una "bestia"l La Gilera lo volle anche se in squadra aveva già Masetti, Milani e Colnago. Lui, Duke che di li a breve divenne "il Duca", guidava incollato al serbatoio, neanche un centimetro quadrato fuori dalla carenatura con uno stile e una pulizia inimitabili. A lui si deve l'invenzione della prima tuta di pelle intera della storia. Alla Gilera portò tre titoli consecutivi nella massima cilindrata (500cc). Questi potevano essere quattro se la FMI non l'avesse sospeso per sei mesi, nel 1956 quando scioperò insieme ad altri piloti per ottenere premi più alti. Alla fine della sua carriera agonistica in moto, passò alle quattro ruote ma senza ottenere grandi risultati. Il successore di Duke fu John Surtees: il "figlio del vento". Il pilota inglese è l'unico della storia ad essersi fregiato del titolo di Campione del Mondo sia su due che su quattro ruote. Egli vanta infatti ben sette affermazioni iridate nel motociclismo e il titolo mondiale nella F1 nell'anno 1964 al volante della ferrari 1.5V8. John è un mito tutt'ora vivente. Dopo aver disputato 49 GP con le moto (dei quali ne vinse 38!) passò alle quattro ruote: 113 partecipazioni, 6 vittorie, 24 podi con ben 8 marchi differenti. Lui fu il testimone della MV Agusta dal 1986 al 1960. Un vero dominatore: in una sola stagione, il 1959, vinse 13 gare, facendo l'en plein, (sette su sette) nella Classe regina. Dopo Surtees arrivò a calcare le scene internazionali il mitico Mike Hailwood, detto con semplicità tutta britannica per riassumerne la grandezza: "Mike the Bike". Hailwood è il primatista nazionale per i britannici vantando nel suo palmares 76 vittorie nei GP ottenute in tutte le classi (dalla 125 alla 500) e nove titoli iridati: tre in 250, due in 350 e quattro in 500. Che il mitico Hailwood sia scomparso prematuramente (in un incidente in auto nel 1981 alla periferia di Londra) è un vero peccato. Quest'anno avrebbe compiuto settanta anni, due in più del suo acerrimo rivale Giacomo Agostini e vederlo ed ascoltarlo ancora parlarci dei golden years del motociclismo e delle sue incredibili sfide con "l'amico-rivale" italiano sarebbe satto fantastico. Hailwood era un ricco oxfordiano, figlio di un abile commerciante di auto e moto. dal facoltoso genitore venne spinto in tutti i modo ad intraprendere la carriera agonistica. Quella di Hailwood è l'esempio più unico che raro di un esperimento riuscito: a 19 anni già vinceva il suo primo GP: quello dell'Ulster in sella ad una Ducati 125cc. A 20 conquistava il titolo della 250 con la Honda e allora fu scritturato dal Conte Agusta per cavalcare le moto italiane nelle due classi più importanti: 350 e 500 come erede di Surtees. Mike inorgoglito da tanta fiducia ripose nelle corse tutto il suo impegno e ripagò la Casa italiano con quattro titoli iridati della 500 consecutivi, prima di passare il testimone ad Ago e di salire in sella alla "terribile" Honda 500. La moto nipponica era potentissima (per l'epoca) ma dal telaio di burro. Nonostante questo Mike conquistò otto vittorie nella Classe Regina vittorie e si fregò di quattro titoli iridati: due nella 250 e due nella 350 nel biennio '66-'67. La Honda a sorpresa si ritirò dalle competizioni nel motociclismo e si dice che pagò Hailwood per non salire in sella ad altre moto. Mike passò quindi all'automobilismo. Vinse l'europeo di F2 ed ebbe un terribile incidente in F1 dal quale uscì con una gamba maciullata. Il richiamo delle due ruote era però fortissimo e Mike the Bike tornò in sella nel 1978. All'epoca aveva 38 anni, era giù di forma, una gamba mezza bloccata. Il circuito dell'Isola di Man, dove era stato imbattibile ai tempi dei GP, se lo ricordava però benissimo e in sella ad una Ducati quell'anno trovò il trionfo sbaragliando la concorrenza delle potentissime Honda e del grande rivale di un tempo Phil Read. Fu un successo e Mike ci prese gusto tanto che sim presentò anche nel 1979 sull'Isola e in sella ad una Suzuki 500cc da GP a due tempi vinse il Senior TT. Con questo trionfo Mike si ritirò e il destino volle la sua vita due anni dopo mentre stava andando a comprare la cena da un fish&chip in auto insieme ai due amati figlioletti. Il testimone di Hailwood passò al roccioso, duro, antipatico e velocissimo Phil Read. L'inglese fu uno dei pochissimi in grado di piegare Agostini battendolo psicologicamente prima ancora che in pista da compagno di squadra nel 1973 e bissando il titolo nel 1974. Phil Read, denominato "Phil di Ferro" fu l'ultimo pilota che regalò un titolo nella massima cilindrata alla Casa di Cascina Costa. Read in carriera conquistò ben sette titoli iridati, 122 podi e fu il primo pilota della storia a vincere i mondiali di 125, 250 e 500. E ancora come non ricordare di Bill Ivy campione del mondo delle 125, velocissimo, capace di compiere dei lunghissimi monoruota, in sella alla sua bellissima Yamaha 250 dalla livrea bianca, durante i giri di allineamento, mandando in visibilio il pubblico. E ancora Bob McIntyre, Dave Simmonds con la sua Kawasaki 125 che nel 1969 dominò il mondiale a dispetto del suo gomito destro boccato a 90° che lo costringeva a stare in sella in una posizione improbabile per nasconderlo dentro alla carenatura. L'ultimo iridato della storia dei GP tra i sudditi di Sua Maestà si chiama Barry Sheene. Un successo sulle "zanzare" monocilindriche a due tempi di 50cc e poi la 125 seguita da una carriera in 500 con all'attivo ben due titoli iridati: 1976 e 1977 e il lustro di essere il successore di Agostini come pluricampione del motociclismo. Fu il grandissimo Barry a rendere vincente la Suzuki nella Classe Regina. Sheene andava veloce, velocissimo e la sua moto, poco affidabile si rompeva spesso procurandogli infortuni gravissimi: a causa delle innumerevoli fratture si dovette trasferire a fine carriera in Australia in quanto il piovoso clima britannico era per lui deleterio. Barry era un personaggio incredibile, un play-boy dal viso d'angelo dannato, dedito alla bella vita e agli eccessi (non a caso era grande amico di Marco Lucchinelli..), in griglia si presentava sempre con la onnipresente sigaretta che gli pendeva dalle labbra. E' morto di cancro ai polmoni nel 2003. Dopo di lui la Gran Bretagna è stata rappresentata con qualche successo negli anni Ottanta da Ron "Rocket" Haslam e a cavallo tra questi e gli anni Novanta dallo scozzese Niall Mackenzie. Gente coraggiosa questi piloti britannici, mai doma, appassionata, tosta. Gli italiani a quei tempi erano fortissimi ma specialisti di cilindrata: se uno iniziava ad esempio con una 125 il più delle volte restava li per tutta la carriera. Gli inglesi no. Saltavano da una moto all'altra senza problemi, con disinvoltura e coraggio. Del resto i loro numeri fanno impressione: anche se non conquistano u titolo dal lontano 1977 sono al terzo posto di sempre come numero di GP conquistati , dietro agli USA e all'Italia. La Gran Bretagna vanta ben 43 titoli iridati complessivi, 17 dei quali ottenuti proprio nella Classe Regina. Da anni però nel Motomondiale la Union Jack non sventola più: dapprima c'è stata "l'American Wave" con lo sbarco dei mostri sacri statunitensi negli anni ottanta e primi novanta. Poi è stato il tempo dell'Australia a dettare legge. L'Italia ha raccolto il testimone e ora si sta spartendo la torta con la Spagna. Tutto questo ha relegato i britannici in una specie di "esilio nel motomondiale", esilio che sta diventando troppo lungo. Completamente diverso è il rapporto tra i piloti d'oltre Manica e la Superbike.. Ma questa è una storia diversa e ve la racconterò in un'altra occasione!

martedì 12 ottobre 2010

Tessere Cesena Bikers 2011

















Ehy tu!! Si, dico proprio a te!! Vuoi essere parte integrante di un motogruppo (no profit) con il quale condividere passione per la moto e amicizia? Si? Allora non perdere questa occasione!!

Parte la campagna tesseramento Cesena Bikers 2011. Chiunque fosse interessato ad avere maggiori informazioni in merito prenda contatto tramite e-mail o Faccebook o si rechi direttamente in sede il venerdì sera dalle ore 21:30. Vi aspettiamo!

lunedì 11 ottobre 2010

La distribuzione DESMODROMICA

Era il lontano 1893 quando il parigino Claude Bonjour depositò a Ginevra un brevetto che decise di chiamare “desmodromique”. Nel nome già c’era una sintetica spiegazione del funzionamento di quello che sarebbe poi diventato il motivo distintivo e d’orgoglio di ogni possessore di moderna Ducati. Desmodromico viene dall’unione delle due parole greche “desms” e “dromos” che significano rispettivamente obbligare e percorso, ma andiamo con ordine e rispettiamo la cronologia degli eventi. Negli anni successivi ripreso e perfezionato, il sistema trovò impiego in campo automobilistico equipaggiando per lo più modelli sportivi, performanti o comunque lussuosi nei quali gli elevati costi costruttivi e di frequente manutenzione avevano scarsa rilevanza. Nel dopoguerra e fino alla metà degli anni ’50 la distribuzione desmodromica equipaggiò più di un modello Mercedes e si rivelò una scelta vincente nelle competizioni automobilistiche. Furono forse proprio questi lusinghieri risultati a spingere un giovane ing. Taglioni, assunto in Ducati nel ’54 in qualità di direttore tecnico, a studiare e perfezionare tale complicato sistema di distribuzione, tanto da generare, nel ’56 la prima applicazione del sistema in campo motociclistico. Nacque così la Ducati Desmo 125 che altro non era che l’evoluzione della Ducati Gran Sport 100, monocilindrica progettata a tempo di record dallo stesso Taglioni e affettuosamente denominata Marianna, a cui l’ingegnere di Lugo ebbe la brillante intuizione di applicare la distribuzione desmodromica trialbero.

Ma perché accanirsi e volere così fortemente un sistema tanto complicato costruttivamente, in termini di manutenzione e certamente non economico? Cosa lo rendeva meccanicamente superiore ai sistemi di gestione della corsa delle valvole tradizionali?

In tutti motori a 4 tempi l’apertura delle valvole è garantita da una camma che può agire direttamente sullo stelo della valvola o su un rinvio (distribuzione ad aste e bilanceri), mentre la chiusura viene normalmente affidata a molle cilindriche montate coassialmente alle valvole stesse. Tale tipo di gestione della corsa di ritorno delle valvole presenta l’indiscusso vantaggio rappresentato dalla semplicità costruttiva, ma in motori particolarmente performanti anche una serie di limiti intrinseci. La cosa più evidente è che le molle sottraggono una certa quantità di potenza al motore stesso in quanto questo deve vincere la rigidità delle molle, per mezzo delle camme, per far si che le valvole si aprano e questo è tanto più vero quanto più è performante il motore. La potenza del motore è legata anche al regime che questo può raggiungere e quindi più è elevato il regime al quale si vuole tendere, più rigide dovranno essere le molle delle valvole affinché possano garantire un ritorno sufficientemente rapido, maggiore sarà la potenza richiesta per vincere la rigidità della molle; potenza, questa, dissipata in resistenze meccaniche e che non verrà scaricata a terra…!! In secondo luogo, la capacità dei motori di resistere a sollecitazioni e quindi a regimi sempre più elevati ha cominciato ad evidenziare i limiti delle molle nella rapidità di chiusura delle valvole: pur aumentando la rigidità delle stesse, infatti, esse non riuscivano a chiudere le valvole con sufficiente rapidità dando vita al fenomeno dello “sfarfallamento”. Con l’introduzione della distribuzione desmodromica si è voluto ovviare a questi, chiamiamoli così, inconvenienti, ma che in verità sono limiti delle distribuzioni tradizionali. In un motore desmo, infatti, non solo la corsa di apertura della valvola è gestita da una camma (blu in figura), ma pure il ritorno: viene introdotta così una seconda camma (in figura rossa) che complementarmente alla prima agisce su un bilancere e gestisce il ritorno della valvola. Grazie a questa soluzione meccanica è possibile raggiungere regimi impensabili per una distribuzione tradizionale incapace, come detto, di assicurare una corretta velocità di ritorno delle valvole; ancora grazie all’assenza delle molle vengono

minimizzate le resistenze meccaniche derivanti dalla distribuzione e questo si ripercuote positivamente sui consumi; in ultimo questo sistema permette di ottenere dei diagrammi delle alzate delle valvole particolarmete spinti, ovvero a dire che è possibile profilare le camme in maniera tale da avere una corsa delle valvole estremamente rapida a tutto vantaggio nuovamente delle prestazioni e del rendimento.


Inutile dire che, come per tutte le cose, esistono pro e contro e nel caso specifico gli aspetti negativi sono rappresentati dalla complessità costruttiva e di progettazione e dal costo dei maggiormente frequenti interventi di manutenzione richiesti per mantenere costanti i giochi che consentono all’apparato di funzionare.

Matteo "Tasso" Tassinari

Motostagione 2010: è tempo di bilanci






















La meravigliosa uscita di ieri, domenica 10 ottobre 2010 ha rappresentato il "canto del cigno" di questa MOTOSTAGIONE 2010. Da oggi in poi, il tempo e il freddo, alcune assicurazioni sospese e gli immancabili lavori invernali da fare alle moto, andranno a limitare sempre più il numero dei partecipanti ai nostri motogiri. E' bellissimo che la stagione si sia quindi nominalmente conclusa con una uscita come quella di ieri, perfetta in ogni dettaglio. Siamo quindi inevitabilmente qui, a "redigere" quello che è il bilancio della stagione che ha visto un inizio un po' incerto in quanto la primavera si è fatta molto attendere. Le cose una volta arrivato il bel tempo sono andate subito a regime e le belle uscite sono arrivate immediatamente. Purtroppo la prima metà della stagione è stata anche caratterizzata da un paio di cadute, che fortunatamente si sono risolte con danni non irreparabili. E' stato in seguito a questi avvenimenti che Cesena Bikers ha "fatto quadrato attorno a se stesso" e da li in poi si è deciso di cambiare approccio al metodo di uscire in moto. Il ritmo di noi tutti da li in poi è decisamente calato. Le uscite in sono state caratterizzate dalla tenuta di ritmi più blandi all'insegna della sicurezza e con l'idea di "godersi l'uscita". Agosto e Settembre hanno quindi visto gite bellissime condotte senza "intenti bellicosi" tra chi vi ha preso parte. Il canto del cigno come già detto lo si ha avuto ieri, con una uscita fantastica. Cesena Bikers però non è stato solo uscite in moto. Durante questa stagione a parte le varie cene che abbiamo organizzato, siamo stati parte attiva nello staff del mitico MOTOINCONTRO RUFFIO (Memorial Marcello Montalti), aiutando gli OLD BOYS nella riuscita dello stesso. Abbiamo organizzato insieme ai ROAD SPIRITS il primo "motoaperitivo" della storia della città di Cesena. Abbiamo partecipato come gruppo alla grande tre giorni del Revival della 200 Miglia di Imola. Abbiamo fatto preparare felpe, cappellini e altri gadgets ma soprattutto abbiamo fondato il nostro CLUB. La stagione 2010 verrà sicuramente archiviata come quella della CRESCITA. Proprio in funzione di questa parola il tutto è ruotato: il gruppo infatti ha visto l'aumentare delle persone che lo frequentano, ha avuto una maturazione di coscienza circa il modo di interpretare le uscite e si è evoluto dotandosi di una sede. Ci tengo a precisare che non vedo tutto questo come punto di arrivo ma per me (e spero anche per tutti Voi..) si tratta del punto di partenza sul quale gettare le basi per il nostro futuro insieme come gruppo e soprattutto come amici. Ringrazio quindi TUTTI coloro che hanno preso parte alle nostre uscite, alle nostre iniziative, a chi legge il nostro blog e a chi ci segue su Facebook. Un grazie particolare va a tutti i ragazzi e le ragazze che sono parte attiva di Cesena Bikers e che con il loro impegno e la loro voglia di fare stanno facendo si che questo meraviglioso sogno stia diventando sempre più realtà. Detto questo rinnovo l'invito a TUTTI quanti alle nostre prossime uscite, alle nostre prossime iniziative e alla stagione 2011. Ricordo inoltre che è in partenza la campagna tesseramento per il 2011 e che chiunque fosse interessato ad avere maggiori informazione in merito può contattarci tramite e-mail o su Facebook. Stay connected !!

martedì 5 ottobre 2010

AAA: Uscita di domenica 10 ottobre 2010







Per domenica 10 ottobre Cesena Bikers ha in programma una uscita in moto. Ad ora l'itinerario non è stato ancora stabilito a causa della variabilità delle condizioni atmosferiche che stanno caratterizzando questo autunno. Nell'immagine che alleghiamo abbiamo indicato le possibili variabili che andremo a tenere in considerazione. In settimana andremo a decidere quale sarà l'itinerario definitivo e forniremo tutti gli aggiornamenti del caso. Comunque sia il ritrovo è previsto per le ore 08:45 al Bar della Secante di Cesena. Il rientro è previsto per metà pomeriggio (prima che faccia buio). Ragazzi non perdetevi questa uscita autunnale! PS visto che sarà una delle ultime uscite della stagione resta sotto inteso che si tratta di una passeggiata in moto, per cui lasciate a casa ogni velleità racing!

lunedì 4 ottobre 2010

200 Miglia di Imola REVIVAL














Si è appena concluso lo strepitoso week-end imolese che ha visto sul circuito del Santerno lo svolgersi del Revival della mitica 200 Miglia che da queste parti si è corsa dal 1972 al 1985 (con l'unica interruzione avvenuta nel 1979). Cesena Bikers e Old Boys Ruffio, sono stati presenti sul circuito Dino & Enzo Ferrari per tutti e tre i giorni della manifestazione. Cosa dire circa questo avvenimento? Per gli appassionati di motociclismo le foto allegate a questo post sicuramente sono sicuramente più efficaci di tutte le parole del mondo nel raccontare quale tipo di "tesoro motociclistico" si sia potuto ammirare (e vedere in azione..) sia a livello di moto che a livello di piloti. Sul "piccolo Nurburgring" infatti per tre giorni ha sfilato una larga parte della storia dello sport che tanto amiamo. L'emozione di vedere in opera sulle loro moto di allora, piloti come Steve Baker, Kenny Roberts, Johnny Cecotto, Giacomo Agostini, Tevuo Lansivuori, Paul Smart, Carlos Lavado, Christian Sarron, Marco Lucchinelli, Corrado Tuzii, Bruno Kenubuhler, Philippe Coulon, Hubert Rigal, Roberto Gallina, Mario Lega e tanti, tanti altri è stata fortissima. Così come quella di vederli "ingarellarsi" nelle "qualifiche" prima e nella "gara" poi, con il chiaro intento di non farsi passare dal rivale storico e di fare vedere che ancora dopo tanti anni il manico c'è e soprattutto che un pilota, è un pilota per tutta la sua vita! Quanta passione è emersa da questa incredibile iniziativa. L'amore per la moto non ha veramente età: il pubblico presente a Imola infatti è stato quanto mai eterogeneo. Durante questi tre giorni si sono visti lungo la Pit-Lane tanti nostalgici che in gioventù avevano assistito alle varie edizioni della Daytona d'Europa e altrettanti giovani e giovanissimi che come me, quelle moto e qui piloti li avevano visti solamente nelle vecchie riviste e nei dvd. Passione e competenza a piena dimostrazione che esistono tutt'ora dei grandi appassionati di un motociclismo vero e romantico. Quanta emozione nel sentire il rombo della Moto Guzzi 500cc 8 cilindri, oppure l'assordante sibilio varie GP a due tempi fossero esse 125, 250,350,500 o 750. Nell'udire il rauco ringhiare delle varie Triumph Trident o delle BSA Rocket 3; il rombo delle Ducati di 750cc (fossero esse le Imola o le SS) oppure di 900cc (ossia la fantastica NCR con cui Mike the Bike trionfò nel 1978 sull'Isola di Man). Nell'ascoltare l'inconfondibile ruggito delle quattro cilindri a quattro tempi. E ancora il grido rabbioso delle varie moto a 6 cilindri sia che si trattasse delle Honda CBX 1000 o della rarissima Kawasaki Z 1300. Sopra ogni cosa però quelle che mi hanno colpito sono state le voci delle MV Agusta 500 sia a tre che a quattro cilindri e delle Benelli a quattro cilindri. Vederle sfilare insieme sul rettifilo dei box l'una nella scia dell'altra, ascoltarne le cambiate, i ritorni in fase di rilascio del gas.. Per un attimo è stato come rivivere l'epopea delle sfide tra Ago e Paso. Ascoltando questi incredibili bolidi sprigionare tutta la loro "voce" si può capire come la rivalità tra i due assi italiani avesse infiammato tanta passione nel pubblico di allora durante quegli anni d'oro del motociclismo. Bellissimo è stato vedere rappresentata a questo Revival della 200 Miglia di Imola la mia città grazie alla passione sconfinata degli uomini del Team Cesena Corse (capeggiati dal sig. Paganelli) che hanno messo in mostra alcuni pezzi veramente incredibili come una splendida BIMOTA HB1 (telaio Bimota e propulsore Honda 750cc Four), una Honda 500cc da GP con telaio Drixton e tanti altri incredibili pezzi. Il fattore che ha caratterizzato in maniera estremamente positiva questa manifestazione è stato senza dubbio il contatto che si è creato tra il pubblico e i mezzi grazie al libero accesso ai vari box. La gente ha avuto infatti la possibilità di toccare con mano le moto che non sono state poste dietro alle transenne. In questa maniera gli appassionati si sono potuti sentire ancora più protagonisti in questa incredibile festa del motociclismo. Disponibilissimi sono stati anche i grandi campioni che si sono prestati tantissimo al pubblico concedendo foto, ed autografi. Io stesso ho scambiato quattro chiacchiere con "King" Kenny Roberts, con Roberto Gallina, e con Steve Baker. Un plauso in questo senso va dato a Christian Sarron e al grandissimo Corrado Tuzii che hanno distribuito ai fans posters autografati! Dal canto suo l'organizzazione si è dimostrata alquanto brillante, regalando ai partecipanti il bellissimo programma della manifestazione (un vero e proprio volume da collezionare) e una meravigliosa ceramica con sopra impressa la locandina della manifestazione (che ho provveduto a fare autografare al campionissimo Giacomo Agostini). In quel di Imola ho anche avuto la possibilità di incontrare i ragazzi di WWW.MOTOLAVERDA.NET, mentre eravamo nel box di Tuzii per riceverne l'autografo. Spero sinceramente di riuscire ad organizzare qualche uscita in moto con questo gruppo di appassionati riminesi nonché di avere l'onore di ospitarli per un incontro presso il nostro club. La magia di questo Revival della 200 Miglia di Imola però non si è consumata unicamente dentro al paddock. Una volta viste e toccate le moto, visti i grandi del passato e avuto i loro autografi, il clou delle emozioni (per lo meno per me) è stato andare nei punti strategici del tracciato e vedere realmente in azione moto e piloti! Acque Minerali, Variante Alta e Rivazza sono state le curve che abbiamo scelto per osservare lo spettacolo che ci ha offerto la pista durante questo week-end. Ebbene vedere la Yamaha 750 condotta da Steve Baker imbizzarrirsi su per la salita delle Acque Minerali, oppure Kenny Roberts impennare la sua 500 ad ogni tornata nello stesso punto, la guida pulitissima e raffinata di Christian Sarron e di Corrado Tuzii e ancora lo spettacolo offerto dai sidecar.. solo in questa sorta di "Paese dei Balocchi" dell'appassionato del motociclismo potevano essere vissute tutte insieme come se per incanto con la macchina del tempo si fosse tornati indietro ai golden years del motociclismo! Oltre a quanto descritto in questa occasione è mi è giunta una bella soddisfazione personale: sul programma è stato riportato per intero il post pubblicato su Cesena Biker circa il racconto di Paul Smart inerente alla sua 200 Miglia di Imola nel 1972!! Concludo salutando tutti gli amici che hanno partecipato a questo avvenimento e rinnovando l'appuntamento con tutti alla prossima edizione.
Allegato il video ufficiale e le foto della manifestazione:

Official video:

Foto (parte 1):

Foto (parte 2):