mercoledì 11 febbraio 2009

Il paraschiena







































































































"Posto" qui di seguito le foto di alcuni modelli di paraschiena. Ci tengo immediatamente a mettere in chiaro che non ho alcuna intenzione di pubblicizzare un prodotto piuttosto che un altro, ma che ho inserito delle immagini unicamente a scopo esplicativo.
Nelle foto partendo dal basso:
1) Il modello Wave di Dainese, paraschiena di livello 1.
2-3) Due modelli proposti da Gimoto (in particolare nella foto n.3 il modello Racing) entrambi di livello 2.
4-5) La proposta della Spidi: il Back Warrior, di livello 2; proposto nella foto n.6 con aggiunta di protezione frontale per proteggere lo sterno e il petto.
Pubblicando il post sui “guardrail assassini”, ho introdotto in maniera seria l’argomento sicurezza su Cesena Bikers. Già in precedenza avevo pubblicato un post sulle tute e uno sui guanti, ma il tutto era stato trattato in maniera scherzosa.. Con il post odierno invece vorrei parlare seriamente di una protezione che oggi è sempre più (per fortuna!!) diffusa: il paraschiena. Spero che questo post possa mettere un po’ di chiarezza sull’argomento e perché no, magari aiutare qualcuno all’acquisto di questo importantissimo capo protettivo. E’ assolutamente inutile girarci intorno: andare in moto può essere pericoloso. A causa della ghiaia sul manto stradale, di una mancata precedenza o di una disattenzione, può capitare di finire in terra. E’ statisticamente provato che la colonna vertebrale, nella pratica motociclistica, dopo la testa, sia una delle aree del nostro corpo più a rischio, anche per via della sua fragilità. Due sono le pratiche salvavita in questi casi: velocità ridotta (e quindi guida prudente) e protezioni. Per quanto riguarda la velocità.. vabbè ognuno può fare le sue considerazioni (io non mi metto a fare del “perbenismo” gratuito..). In merito alle protezioni invece tanto è stato fatto in ambito di ricerca e sviluppo, e tanto ancora si può fare per migliorare gli standard qualitativi dei capi a cui affidiamo la nostra incolumità. Secondo i dati del Maids (uno studio completo sugli incidenti motociclistici in Europa), i danni più gravi che un motociclista riporta in caso di incidente, sono proprio alla colonna vertebrale. In questa sede vorrei sfatare il vecchio luogo comune, secondo il quale le protezioni dorsali sono pesanti, scomode e invasive: i nuovi paraschiena sono sempre più leggeri e traspiranti. L’evoluzione tecnologica degli stessi è infatti sempre più indirizzata verso canoni elevati di sicurezza sostenibile. Questo si traduce in: protezione, confort, prezzo alla portata di tutti e una informazione completa in merito. Il paraschiena deve essere indossato regolarmente, ma va ricordato, così come scrivevo per la tuta in pelle, che non rende invulnerabili. Esso infatti protegge la colonna vertebrale dagli urti diretti, assorbendo una parte dell’energia cinetica e ostacolando la penetrazione di corpi contundenti, ma in alcuni frangenti quali la flessione delle vertebre, è poco efficace. Secondo il dottor Marco Teli (chirurgo specializzato nella colonna vertebrale, che opera all’ospedale Galeazzi di Milano), l’unica soluzione alla flessione delle vertebre, può essere data dall’airbag da moto, anche se la guida prudente e la bassa velocità sono da considerarsi i migliori “salvavita”. In alcuni casi il paraschiena, vista la sensazione di sicurezza che infonde in chi lo indossa, è paradossalmente da considerarsi dannoso, in quanto può indurre il suo fruitore ad una guida spericolata.. Ormai quasi tutte le aziende di abbigliamento tecnico realizzano vari modelli di paraschiena a prezzi abbordabili. Le protezioni dorsali possono essere costituite da vari elementi con strutture profondamente differenti, il comune denominatore è però l’obbligo della certificazione secondo la norma EN 1621-2. Infatti tutto ciò che viene definito protezione deve essere certificato con parametri precisi ed etichettato in modo chiaro. Nel caso del paraschiena ci sono 2 livelli di protezione, differenziati da un diverso parametro di assorbimento dell’energia cinetica residua, cioè la forza che viene effettivamente trasmessa al corpo dopo l’impatto. In termini spiccioli: meno energia arriva al corpo di chi indossa la protezione in caso di urto, e maggiore è il livello protettivo del capo. Per il livello 1, l’energia residua deve essere inferiore a 18 kN (dove il Newton è l’unità di misura della forza in fisica) come valora medio degli impatti, menter ogni singolo impatto non deve superare i 24 kN. Per il livello 2 i parametri sono dimezzati: l’energia residua media non deve superare i 9 kN e il singolo impatto deve rimanere entro i 12 kN. Tutta la superficie dei capi viene testata con urti vari, anche nei punti critici quali: giunture e articolazioni. Tra i due livelli oltre alla maggior (e palese) efficacia del livello 2, la differenza sta anche nella struttura della protezione stessa che, ovviamente in questo caso è più pesante. Questo è il motivo per cui alcuni produttori come la famosissima Dainese hanno scelto per politica aziendale di mantenere i propri paraschiena entro i limiti del livello 1, assicurando un confort adeguato nell’utilizzo quotidiano del capo. Nel contempo il responsabile del reparto protezioni di Dainese, il sig. David Lanzardo, ha proposto al gruppo di studio europeo (di cui fa parte anche la Spidi e che redige le normative) una serie di modifiche alla norma mirate a migliorare il comfort generale del dispositivo di livello 2. Le aziende sono orientate comunque alla realizzazione di paraschiena dotati di un fittine ergonomico e di una traspirazione tale da non generare nel potenziale consumatore esitazioni nell’acquisto e nell’utilizzo. Lo conferma Pietro Zanetti, responsabile prodotto Spidim che tare le prossime migliorie delparaschiena top di gamma di livello 2 annuncia maggiore assorbimento della forza d’urto a fronte di un alleggerimento generale oltre all’abbinamento del chest protector appena introdotto. Va sottolineato che le imbottiture morbide all’interno delle giacche non sono paraschiena, ma servono quasi esclusivamente a mostrare dimensioni e ingombri della tasca di alloggio della protezione. E’ utile aggiungere che il paraschiena, così come tutte le protezioni va controllato periodicamente in quanto, se difettoso o danneggiato, rischia di non adempiere alla sua funzione. La parte imbottita non deve perdere di consistenza e compattezza, il guscio esterno, come la calotta dei caschi, in caso d’urto si piega o si rompe, mentre il poliuretano, le schiume o i gel utilizzati come assorbenti si schiacciano o si deformano. In caso di incidente va controllato attentamente e in caso sostituito. Per capire fino in fondo se il paraschiena che si intende acquistare fa al caso suo, l’acquirente può trarre tutte le informazioni necessarie dall’etichetta che obbligatoriamente il capo deve riportare. Essa è infatti una vera e propria carta d’identità in cui sono state inserite tutte le informazioni fondamentali e il livello di protezione. Il primo elemento utile, oltre al marchio CE, è il pittogramma del motociclista, che indica che si tratta di una protezione dedicata alla moto. La lettera B sta per back-protector (paraschiena appunto..), la cifra (1 o 2) come già detto indica il livello di protezione. EN 1621 è la norma di riferimento per la certificazione (-2 per il paraschiena; -1 per le protezioni relative ad altre zone del corpo). L’etichetta riporta anche le indicazioni della misura del paraschiena, specificando la distanza tra spalle e vita e l’altezza in cm dell’utilizzatore. E’ segnalata infine la presenza di un libretto di uso e manutenzione abbinato al capo. Concludo con l’auspicio che le Case di abbigliamento facciano uno sforzo cercando di integrare il paraschiena in tutte le giacche, senza che questo comporti un aumento esorbitante dei costi finali; in modo da rendersi sempre più promotrici di una politica trasparente per la sicurezza dei motociclisti.

4 commenti:

streetracker ha detto...

Gran lavoro. L'informazione è una prerogativa del bravo blogger.
Ok per scambio link. Spero di vedervi in tanti alle gare di speedway.

Enrico Zani ha detto...

Grazie per i complimenti e per lo scambio di link.. Ho già provveduto ad inserire Streetracker nella lista di Cesena Bikers..
Un saluto..
Enrico

stefano ha detto...

Bel post! E condivido pienamente tutto. La mia crescita motociclistica in termini di cilindrata è stata sempre affiancata anche da una crescita di responsabilità e prudenza: stivali, tuta, paraschiena ecc ecc sempre indosso. A star senza, mi sembra di essere ignudo e, di coseguenza, indifeso. E poi vuoi mettere il fascino che emana un centauro con tutta la sua armatura indosso? ;)

Enrico Zani ha detto...

Ciao Stefano, ti chiedo scusa, ma non avevo visto il tuo commento.. Hai perfettamente ragione.. Io non ho postato questo articolo per fare del perbenismo, ma al semplice e puro scopo di poter fornire qualche informazione in più a chi volesse acquistare questa importante protezione. Anche io come te, ogni volta che faccio un giro in moto (che non sia casa-aperitivo), lo indosso, così come indosso la tuta, i guanti e gli stivali.. Ti ringrazio come sempre per seguire Cesena Bikers con assiduità!