giovedì 27 gennaio 2011

Quando gli uomini erano veri uomini e le motociclette erano vere motociclette..


Campionato Road Races, settembre 1978. Schierati sulla linea di partenza, in attesa di prendere il via, vediamo: Barry Sheene (n.7), Mick Grant (n.10), Kevin Stowe (tuta rossa, casco bianco rosso in prima fila), Grahama Wood (tuta blu e bianca con logo Shell), Charlie Williams (tuta nera con logo Shell), Clive Offer (tuta verde, casco bianco rosso sulla sinistra della foto). Ai tempi vedere le stelle del Motomondiale (Barry Sheene all'epoca aveva già conquistato i suoi due titoli iridati nella classe 500..), prendere parte anche alle corse su strada, non era affatto una cosa rara, soprattutto per i piloti britannici. Questa loro peculiarità ne aumentava a dismisura la fama tra i sostenitori d'oltre Manica. Ad onor del vero essi venivano seguiti in questa filosofia che li vedeva estremamente eclettici per il tipo di competizioni a cui prendevano parte, anche da i loro colleghi neozelandesi, australiani ed anche da qualche statunitense. Per i sudditi di sua Maestà, tanto che si trattasse dei conduttori, quanto dei tifosi, il campionato Road Racing aveva allora, ed ha ancora, lo stesso peso (se non di più..) del Motomondiale. Sicuramente a quei tempi, così come oggi, i piloti che disputano questo tipo di competizioni hanno un livello di temerarietà maggiore ai loro colleghi che gareggiano in pista e questo li rende nell'immaginario collettivo dei "pazzi scatenati", mossi da una passione che va al di la dell'umana ragione. Proprio per questo sono considerati qualcosa di molto simile a degli eroi. Personalmente (e qui il mio pensiero può anche essere differente da quello di Cesena Bikers inteso come gruppo ed organizzazione..) condivido questa linea, vedendolo per quello che è, ossia un motociclismo romantico e se vogliamo "un po' ruspante" molto più analogo a quello da me praticato ed amato (fatte le dovute proporzioni e posto che sono il primo ad asserire che le corse su strade aperte alla normale circolazione del traffico, sono assolutamente cose da non fare!), di quanto non lo sia quello asettico e oramai impersonale dei GP di oggi..

2 commenti:

sburbiz_marca ha detto...

Condivido Il tuo personale parere.
Quel tipo di motociclismo, salvo appunto le debite proporzioni e lungi da me di volerne imitare le gesta con le timide uscite sui passi liguri, sento che un pochino mi appartiene. Idealmente, ovvio.
Il business, le hospitality, le tifoserie da stadio calcistico,le imposizioni degli sponsor sono molto distanti da quelle splendide immagini. Complimenti a proposito sia per questo che per il post precedente su Crosby e la Suzuki!
Non dico che oggi sia tutto migliore o peggiore ,è che il lato romantico pende a favore di quegli anni. Oggi semplicemente non c'è!

Enrico Zani ha detto...

Grazie per i complimenti, fa sempre piacere riceverli, tanto più per il fatto che tu segui puntualmente Cesena Bikers. Il fatto che io abbia iniziato questo filone di post dal titolo uguale: "Quando gli uomini..." non è dovuto ad una scelta casuale ma è frutto di un ragionamento legato appunto al voler mettere in evidenza un'era oramai lontana dalla nostra dove il motociclismo era più a "misura d'uomo". Per la grande maggioranza dei motociclisti, quelli ossia che utilizzando prevalentemente in strada la moto, con qualche sparata in pista, è difficile identificarsi con il mondo della GP o della Superbike, dove tutto è estremamente professionale e (soprattutto nel primo caso) asettico. Oggi a mio avviso il motorsport, per lo meno nelle categorie di punta è troppo in mano ai progettisti e ai budget delle grandi Case, e troppo poco in mano ai piloti. sia chiaro che io non ho nulla contro al motociclismo attuale, solamente, amo più quello dei tempi che furono e cerco di "far sentire la mia voce" scrivendo sul blog che gestisco informazioni che magri non tutti conoscono, con la speranza di trasmettere la mia passione..