Prima di entrare nel vivo di questo post, premetto che ho tratto lo spunto per scriverlo dall'articolo realizzato da Nico Cereghini e pubblicato sulla rivista Riders italian magazine di dicembre/gennaio 2008-2009.
La cosa appare incredibile ma la "vecchia" guardia dei piloti della Moto GP, rimpiange le moto a due tempi che hanno dominato la classe regina del motociclismo fino all'anno 2001. Il 2002 fu infatti un anno di transizione nel quale vedemmo in pista le 4 tempi di 990cc sfidare le oramai "vecchie" 500cc a 2 tempi. In quell'anno i piloti in sella alle "moto uscenti" non riuscirono a conquistare neppure una vittoria. Il 2002 rappresenta quindi la fine di un epoca iniziata nel 1970. Fu proprio in quell'anno che si videro in pista le prime moto (artigianali) di Suzuki, Kawasaki e a seguire Yamaha. In principio erano tutte bicilindriche e prendavano mediamente un minuto di distacco a fine gara dalla formidabile MV Agusta 500cc a quattro tempi, condotta in gara da Ago. Per riassumere quanto accadeva, l'esempio più calzante è dato dalla gara di Hockenheim del 1971, quando Ago vinse con due giri di vantaggio (sui 30 previsti..) sul secondo classificato. La prima delle 2 tempi a "raffinarsi" fu la Jada, costruita da Daniele Fontana (produttore dei famosissimi impianti frenanti a tamburo) insieme a Jack Findlay. La moto montava un propulsore bicilindrico di Casa Suzuki e un bel telaio in tubi sottilissimi. Nel 1973 si vide però la svolta: la Yamaha affidò al grande Jarno Saarinen una inedita 500cc 2 tempi a 4 cilindri in linea. Il fortissimo finlandese vinse le prime due gare (Francia e Austria), ma alla terza gara in calendario, il 20 maggio, perse la vita a Monza insieme a Renzo Pasolini. Quello sarebbe potuto essere l'anno del primo alloro per una 500cc con questa filosofia motoristica. L'iride invece andò sia nel 1973 che nel 1974 alla MV Agusta portata in gara da Phil Read. Le 2 tempi però erano sempre più incalzanti, dimostrandosi competitive e in grado di aggiudicarsi le gare. Yamaha e Suzuki furono le prime a mettersi in mostra. La svolta arrivò nel 1975, quando Ago, alla seconda stagione completa in sella alla Yamaha, centrò il primo titolo iridato per una Casa nipponica nella top-class del motociclimo. Il bergamasco si aggiudicò cinque corse su dieci, ma nonostante questo dovette guardarsi bene per tutta la stagione dall'arrembante Suzuki RG portata in gara dall'astro nascente Barry Sheene, dal quale venne battuto in tre occasioni. La 500cc parlava oramai solo di 4 cilindri a 2 tempi. Il canto del cigno per l'oramai superato propulsore a 4 tempi arrivò ne 1976 sul circuito del vecchio Nurburgring, dove Ago, in sella alla sua fedele MV Agusta 500cc vinse una gara strepitosa, dall'altissimo contenuto emotivo. A seguire, la Casa italiana si ritirò dalle competizioni. La scena rimase così occupata dalla Suzuki (che mise la RG a disposizione anche dei piloti privati) con Sheene che si aggiudicò i titoli del 1976 e del 1977. La Yamaha dal canto suo schierò prima Johnny Cecotto e poi il "marziano" King Kenny Roberts che portò agli USA i titoli 1978, 1979 e 1980. Arrivarono poi Lucchinelli e Uncini a riportare il titolo iridato in Italia e alla Suzuki. La Honda intanto era nuovamente tornata a gareggiare nella massima categoria del motociclismo. Con ostinazione dal 1979 al 1981 mise in pista una futuristca 500cc a 4 cilindri, con propulsore a 4 tempi (con pistoni ovali e 24 valvole). La moto però non fu mai competitiva. Nel 1983 arrivò l'iride anche per la grande Casa nipponica, che nel frattempo era passata al 2 tempi, con Freddie Spencer, che bissò il successo nel 1985. Vennero poi gli anni di Eddie Lawson, di Wayne Gardner, di Wayne Rainey con il dominio Yamaha e i due titoli della Honda. Il 1993 fu l'anno di Kevin Schwantz e della sua Suzuki n.34 (forse il pilota più amato di sempre..) e poi arrivò Mick Doohan in sella alla sua imbattibile Honda NSR con i suoi cinque mondiali consecutivi (1994-1995-1996-1997-1998). Dopo Doohan fu la volta di Alex Criville sempre su Honda. Il primo Campione del Mondo del nuovo millenio fu Kenny Roberts Jr. con la sua Suzuki. L'ultimo di questa schiera di eletti è stato proprio Valentino Rossi, su Honda nel 2001. Rossi è stato l'uomo dei "due mondi" essendo stato l'ultimo ad aver trionfato in sella alla 500cc a 2 tempi ed il primo ad averlo fatto in sella alla Moto GP da 990cc a quattro tempi. In totale, in questa epopea, Honda ha collezionato undici titoli con i suoi piloti, Yamaha dieci e Suzuki sei. In pista ora ci sono le 4 tempi più potenti e sofisticate che siano mai state costruite, eppure alcuni piloti sognano di poter portare in gara ancora le fumose, "pernacchianti" e obsolete 500cc a 2 tempi. La cosa ha dell'inverosimile, in quanto sono ben pochi i motociclsiti, che si guardano indietro. Occorre quindi cercare di capire il perchè di una tale reazione nostalgica che pare inspiegabile, ma che forse non lo è. La 500cc a 2 tempi sul piano meccanico è una moto semplice mentre le attuali Moto GP 800cc non lo sono affatto. Con tutta la potenza di cui dispongono, i regimi altissimi di cui sono capaci e le masse ridotte a niente, le Moto GP di oggi non si guiderebbero in alcuna maniera senza: l'assistenza della frizione antisaltellamento e di un buon traction control che ne moduli l'erogazione della potenza in accelerazione. A ogni frenata la moto finirebbe nella ghiaia della via di fuga, saltando come uno stambecco; a ogni accelerazione invece rischierebbe di capottarsi. Ad assistere i piloti in gara, è arrivata da subito l'elettronica e l'evoluzione di software e hardware è stata tale che in pochi anni i tecnici sono arrivati addirittura alla piattaforma inerziale GPS. Ora ogni moto della Moto GP ha "coscienza di sé": sa sempre in quale tratto della pista si trova in un dato momento ed è capace di trasmettere alla ruota solo la potenza necessaria. Il pilota è impegnato allora in lunghi meeting con gli ingenieri per decidere quanti cavalli servono all'uscita di una curva da seconda piuttosto che a quella di una da terza ecc ecc ecc. E così curva dopo curva, cambiata dopo cambiata, fino al traguardo. Quando il giro è finito, deve ricominciare da capo per mappare il giro a serbatoio pieno, poi quello a gomme finite, eventualmente quello sul bagnato. Personalmente trovo difficile da amare una moto che richiede tutto questo lavoro "a tavolino" per andare forte a dovere. Con tutta questa tecnologia la differenza tra un pilota e l'altro, tra il normale e il fenomeno, viene in parte plafonata (anche se il dualismo, pur senza duelli veri, Rossi-Stoner, sembrerebbe dire il contrario..). Le qualità dei piloti contano ancora, in quanto le moto da sole non vanno, non scelgono la traiettoria ottimale, non staccano. A mio avviso l'appiattimento però è tale che un debuttante (seppur di lusso) come Jorge Lorenzo si trovi a vincere alla terza gara che disputa nella massima categoria. Con le 500cc questo non accadeva: solo due piloti in tanti hanno sono stati capaci di vincere la gara del debutto, strabigliando il mondo intero: Jarno Saarinen e Max Biaggi. Le 500cc a 2 tempi erano moto "facili" da mettere a punto ma estremamente delicate da guidare. Doohan, impiegò una infinità di cadute e ben 28 gare per vincerne una. Per diventare iridato poi ci ha messo addirittura 5 stagioni. Quelle erano moto sibilanti, scorbutiche e fragili. Negli anni settanta avevano 90 cavalli, si impennavano come niente e grippavano ancor più facilmente. Dopo un quarto di secolo quelle moto, non si rompevano quasi mai, erano fluide fin dai bassi regimi, però quando entravano in coppia e scaricavano a terra in pochi decimi di secondo i loro 180 cavalli, allora era adrenalina pura! Contava la traiettoria impostata, contava ogni grado dell'angolo di piega e soprattutto di rotazione del polso destro! Quello che faceva davvero la differenza era la sensibilità del pilota. Infine c'è un aspetto, un elemento tecnico di base che ci da l'enorme differenza tra queste due filosofie costruttive per i propulsori: il motore a 2 tempi "scoppia" a ogni giro dell'albero motore; il quattro tempi fa un giro intero per eliminare la miscela bruciata e aspirare quella fresca, così fa uno scoppio ogni due giri dell'albero. Questo cambia tutto! Insomma la 500 miagolava e la Moto GP abbaia. Quella era un gatto e questa è un cane. Il cane ti ubbidisce mentre il gatto fa un po' quello che vuole essendo sempre circondato da un alone di mistero. A detta di alcuni piloti col gatto è stato molto difficile entrare in sintonia, ma chi ce l'ha fatta, ne è rimasto completamente e perdutamente affascinato.
1 commento:
beh da ex pilota di motocross posso solo dire che girare con le 4t di oggi a livello amatoriale costa tre volte che con una 2t senza contare che o ti alleni serio o dopo tre giri sei senza braccia...ricordiamo che la ferrari qualche anno fa dichiaro di poter far girare un formula uno in pista senza pilota grazie al gps e con tempi molto vicini a quelli con.
le 500 erano e sono le moto del motomondiale
le 1000 e le 800 quattro tempi sono le moto della motogp...purtroppo ci dovremo adeguare a vedere sempre meno moto in griglia e sempre piu distacco dal primo all'ultimo, senza contare le gare a 2 massimo 3 piloti.
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