giovedì 23 aprile 2009

A volte può succedere..











Posto questo articolo, così come l'ho ricevuto a mezzo e-mail da DUE RUOTE motonline.com:
Un maturo pilota nella terra dei canguri ha scelto la tre cilindri italiana per correre nel campionato Naked e, contro ogni previsione e contro moto di 10 marche, ha vinto. Aggiudicarsi un campionato, a maggior ragione se titolato a livello nazionale, in sella a una moto che tu stesso hai allestito e sviluppato, è sempre motivo di grande soddisfazione. Se a questo si aggiunge, poi, che il mezzo utilizzato per compiere l'impresa deriva da un modello che nessuno aveva reputato competitivo per gareggiare, la cosa si fa ancora più interessante… Adrian Pierpoint, del Queensland, ha dunque un valido motivo per sentirsi fiero di sé, essendosi aggiudicato il campionato australiano 2008 della classe Naked, categoria abbinata allo stesso calendario della serie nazionale Superbike, esattamente come molti vorrebbero che avvenisse per il Mondiale. Pierpoint ha vinto il titolo con un mezzo sul quale il suo meccanico di Sidney, Dave Butler, ha investito ben quattro anni di lavoro, portandone avanti lo sviluppo e ottenendo una moto vincente a partire da un modello che, viceversa, non risulta tale in nessuna altra parte del mondo: la Benelli TnT 1130 a tre cilindri. Benelli rappresenta uno dei molti marchi storici italiani, pur non avendo avuto lo stesso successo nelle competizioni di MV Agusta, Moto Guzzi e Ducati, tanto per fare un esempio. L'ultimo impegno di tipo agonistico da parte della casa pesarese risale alle stagioni 2001 e 2002 quando, sotto la gestione di Andrea Merloni, l'australiano Peter Goddard portò in gara con scarsi risultati la Tornado 900 nel Mondiale Superbike. Oggi, il marchio Benelli è di proprietà del colosso cinese Qianjiang e da quando quest'ultimo l'ha acquisito, nel 2005, non è stato portato avanti alcun tipo di attività agonistica, eccetto che in Australia… Cinquantatreenne, residente nella Gold Coast, Pierpoint è stato pilota Ducati nella Superbike australiana prima che, nel 2000, un brutto incidente lo tenesse lontano dalle competizioni per un po'. Nel 2004, tuttavia, Adrian non riusciva più a contenere la voglia di tornare a correre, così approfittava della possibilità di gareggiare nella classe Naked, accessibile a livello di costi ma al tempo stesso molto combattuta.
Sapere che la Benelli è in mano ad una holding cinese, che di moto (di quelle vere..), immagino ne sappia meno di zero, mi fa stare male ma mi consolo in parte con il pensiero che le gare, al giorno d'oggi possono essere ancora fatte di passione. E' ovvio che il campionato australiano naked, non è ne la Superbike ne la MotoGP, ma a mio avviso questo genere di exploit, fanno bene allo sport che tanto amiamo. Si tratta solo del mio personalissimo (e per tanto opinabilissimo..) pensiero, ma se la Federazione imponesse un regolamento più rigido, con restrizioni veramente forti per rendere i bolidi da corsa più umani a livello di costi, prestazioni, materiali impiegati, in maniera tale da garantire la possibilità di ottenere piazzamenti di rilievo (se non di lottare per la vittoria..), anche ai piloti "privati", lo spettacolo ne guadagnerebbe. Credo infatti che chi ama il motociclismo preferisca di gran lunga gare dove 7/8 piloti si danno battaglia in sella a moto da 180 cavalli, strettamente derivate dalla serie, piuttosto che assistere a gare asettiche dove chi parte davanti vi resta sino alla fine e dove i distacchi tra i primi due classificati e il terzo in classifica è tale che quando quest'ultimo giunge al traguardo, gli altri due potrebbero già aver stappato la bottiglia sul podio.. Penso infatti che sia inutile mettere in pista 18 moto costosissime e iper sofisticate, quando almeno 13 di queste servono solo a "fare numero".. Ripeto questo è solo la mia oponione.. Credo infatti di essere ancora irrimediabilmente legato ad un tipo di motociclismo romantico che oggi non esiste più e prima o poi, dovrò farmene una ragione..

6 commenti:

Enrico ha detto...

Purtroppo sì, Enrico... dovrai fartene una ragione. Come me, tra l'altro. Viviamo in un mondo in cui nel campionato italiano BOT (che dovrebbe essere un campionato di livello più o meno amatoriale...) corre gente con le NCR ufficiali da centomila euro... che ti vuoi aspettare? :-)

Superpantah ha detto...

Enrico, anch'io condivido in pieno quello che dici sulle corse.
Riguardo alla Benelli io rifletto su come mi pare che i proprietari cinesi e come dici te senza particolare tradizione e cultura motociclistica, abbiano un rispetto per il marchio che hanno comprato che non pare esserci da parte dei proprietari italiani di altri marchi taliani.
Forse mi sbaglio.

Enrico Zani ha detto...

Enrico, Sauro.. Grazie come sempre per seguire Cesena Bikers.. Io sono ancora legato come idee ad un tipo di motociclismo datato e fatto di passione.. Ovviamente seguo la Superbike e la MotoGP, ma nelle moto super sofisticate degli ultimi anni non mi ci ritrovo.. Così come non riesco a concepire che, come scrive Enrico, nel BOT italiano possa correre gente con moto da oltre 100.000 euro. Occorrerebbe secondo me creare una categoria per vere derivate dalla serie, magari con prezzi calmierati, privilegiando le realizzazioni artigianali ecc ecc ecc.. Per esempio a me piacciono ancora da vedere le nostre gare in salita oppure le grandi "road races" britanniche.. Capisco che il mio pensiero può scatenare i dissensi di coloro che amano la MotoGP, ma credo assolutamente inutile, soprattutto in un periodo di crisi economica su scala mondiale come quello che stiamo vivendo, che le Case spendano dei patrimoni per mettere in pista moto che tutto sommato offrono uno spettacolo a mio avviso scarso.. Senza parlare delle valanghe di soldi vengono gettate al vento per allestire ospitality faraoniche, per gli enturage che accompagnano i team ecc ecc. E' ovvio che quanto scrivo resta un mio personalissimo pensiero in quanto ognuno spende il proprio denaro come meglio crede. Ripeto che in prima persona mi reputo un romantico del motociclismo e che probabilmente in pochi hanno idee in merito concordi con le mie.. Per quanto concerne la politica italiana dei Marchi.. beh Ducati a parte, noi siamo stati maestri nel creare veri e propri miti su due ruote ma ora siamo i numeri uno al mondo a distruggere quanto di buono è stato fatto in passato.. Nessuno dei nostri marchi gloriosi vanta una politica sportiva decente (esclusa la Gilera nella classe 250cc sebbene di fatto la moto sia una Aprilia e la già menzionata Ducati). Quello che mi spiace è che purtoppo nell'immediato futuro non si vede nessun cambiamento in atto.. Detto questo ben vengano le iniziative private come quelle di questo signore australiano che armato di tanta passione è stato in grado di fare vincere ancora qualcosa alla Benelli.. Da guzzista aspetto che possa prima o poi ripetersi la "favola" creata sul finire degli anni ottanta dal mitico Dr. John..

Enrico ha detto...

Enrico... mi permetto di dire che quanto sta succedendo oggi alla Gilera secondo me è vergognoso. Il glorioso Marchio viene indegnamente sfruttato a fini unicamente pubblicitari appiccicando due adesivi su moto che sono in tutto e per tutto Aprilia, e la produzione è invece limitata a ignobili bidet a ruote basse che si vuol passare per mezzi sportivi. Lo sPuter 800 è quanto di più vomitevole potesse concepire il management Piaggio, ma anche il 3 ruote non scherza.

In Ducati non stanno facendo molto meglio, a mio avviso. Moto orrendamente modaiole, prive di qualsiasi spunto originale e lontane anni luce dalla filosofia del Marchio. Tutto questo, unitamente a un esagerato innalzamento dei costi di acquisto e manutenzione a cui ha corrisposto un brusco calo della qualità del prodotto e del servizio, ha determinato l'allontanamento di gente come me o Sauro che, clienti da oltre un decennio, non trovano più una loro dimensione in Ducati. Oggi se hai bisogno di una moto "per andare in moto" ti sfido a entrare in un Ducati Store e scegliere un modello che possa fare al caso tuo. Una volta c'era la SS (uccisa senza pietà dopo trent'anni di carriera! Evviva il rispetto della tradizione...), c'era la ST, c'è stata la sfortunata Paso... esistevano moto anche per chi non voleva per forza la super prestazione. Questa in fondo era anche la ragione per cui continuava a vivere il 2 valvole: dare una moto semplice ma curata a chi si sentiva affezionato alle Ducati non esasperate. Oggi il 696 può essere considerato una Ducati?

Quanto alle gare per derivate di serie, Enrico, siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Quindici anni fa Andy Meklau con una 888 privata dal costo decisamente umano era spesso e volentieri con i primi del mondiale. Mi pare che a Zeltweg vinse una manche umida. Oggi anche le moto private costano un'eresia e hanno bisogno di un team di venti persone per essere gestite. Queste sono le derivate di serie? Ma mi facciano il piacere... Un campionato per derivate di serie dovrebbe corrersi ALMENO con motori e sospensioni strettamente di serie (io ci metterei anche gli scarichi originali...), benzina presa al distributore del circuito e gomme stradali punzonate. Un treno a scelta per mescola e battistrada per tutto il fine settimana, che ci sia il sole, piova o nevichi.

Le classiche inglesi su strada come il TT o la NorthWest200 fanno parte di un passato che fortunatamente è duro a morire, ma anche qui insieme a tantissimi appassionati che arrivano con la moto sul carrello e un po'di ricambi nella bauliera della macchina ci sono i famigerati team ufficiali che esasperano il livello della competizione, delle prestazioni e probabilmente anche quello del rischio dei piloti...

Non se ne esce, Enrico...

Superpantah ha detto...

Eh ma per fortuna c'é romasto il gruppo5, nelle moto d'epoca c'é ancora spazio per l'inventiva e la creatività degli appasionati piu poveri, infatti bastano 50000euro per farsi fare una guzzi 1200da 260cavalli ... :-((

Superpantah ha detto...

della motogp mi sono piaciute le ragazze con l'ombrellino parasole nella notte del catar.