giovedì 12 novembre 2009

VINTAGE: IL RITORNO DELLO STILE..


Mentre scrivo questo breve post l'EICMA ossia il salone di Milano è in pieno svolgimento. Nonostante la defezione di alcuni espositori storici a causa di questo annus horribilis per l'economia mondiale, l'EICMA rappresenta senza dubbio la vetrina motociclistica più importante per il mercato del vecchio continente. Come sempre, quando si tratta di mettere in mostra le loro novità, le Case enfatizzano i contenuti tecnici dei modelli che espongono: i valori di potenza e velocità massima, la dotazione tecnica all'avanguardia e croce per alcuni, delizia per altri, l'elettronica che "governa" il modello: il C-ABS introdotto da Honda, il controllo di trazione inventato da Ducati (talmente buono che quello che viene utilizzato in gara non è poi molto differente da quello installato sulle moto di serie), il motore Big-Bang messo in campo da Yamaha, il drive-by-wire, sono solo alcuni esempi di questa "guerra tecnologica". Lo scopo è appunto offrire al cliente quel qualcosa in più rispetto alla concorrenza. Mai come oggi i dettagli hanno un peso fondamentale nel decretare il successo o il fallimento di ogni nuovo modello.. Prestazioni ed elettronica vanno di pari passo sulle moto moderne. Questi contenuti tecnici vengono enfatizzati all'inverosimile dal design che oggi caratterizza le moto: forme futuristice e spigolose, moto sempre più piccole e disegnate dal vento. Se da un lato questa tendenza viene giustificata da un mercato sempre più esigente e moderno, esiste anche una buona porzione di motociclisti "old-school", quelli "della vecchia" (e non necessariamente da un punto di vista anagrafico..) che in questa corsa all'evoluzine non si ritrovano. Non mi stò riferendo ad una manica di ultra sessantenni bontemponi che tolgono la moto dal garage una o due volte in una estate giusto per fare il giretto casa-mare-casa (si tenga sempre a mente che chi scrive è un cesenate e da casa sua al "mare" si impiegano circa 20 minuti). Stò parlando di diversi motociclisti, bravi e capaci (spesso molto più degli altri..) che semplicemente non vogliono mettersi in casa un mostro da 180 cavalli pronto pista, ma che prediligono una moto più godibile su strada. Motociclisti che sono ancora affascinati dalle linee di un tempo e che fortunatamente nelle concessionarie possono acquistare le naked o meglio ancora moto come le Ducati Sport Classic, la Triumph Bonneville, le Moto Guzzi. Tutte moto dai propulsori generosi, rigorosamente raffreddati ad aria e che si prestano come poche altre alla personalizzazione, all'alleggerimento, alla conversione in vere e proprie race-replica vecchio stampo. Tutte moto che per dirla con un termine oggi molto in voga hanno uno stile vintage e che a mio personalissimo avviso hanno un'anima, forse conferita loro dal fatto di essere moto europee. Nell'immaginario collettivo (ossia nei discorsi da bar..) infatti si è soliti pensare alle moto giapponesi come affidabili e prestazionali ma con meno personalità rispetto a quelle prodotte in Europa. Chi scrive è sostenitore accanito di quanto sopra asserito, con tanto di interminabili discussioni in pieno stile: Italian Style Vs. Japan Power. Accade poi che navigando su internet si scopra la meraviglia delle meraviglie: una spettacolare Honda 1100 esposta dalla Casa Nipponica in via ufficiale (e non da un tuner qualsiasi) al salone di Tokyo di quest'anno, che ti faccia cambiare idea o per lo meno riconsiderare tutta la questione.. La motocicletta con tanto di propulsore raffreddato ad aria (con piccolo scambiatore di calore per l'olio), scarico a trombone come quelli dei tempi che furono, presenta la classica livrea grigia e rossa delle Honda da competizione, utilizzata sulle magnifiche Honda da gara degli anni '60: le moto con cui Mike "the bike" Hailwood spadroneggiava in 250 e in 350 e dava filo da torcere ad Ago in 500, in quella che già allora era la sfida tra il genio italiano con la perfetta ciclistica della MV Agusta a 3 cilindri e la incredibile potenza della "indomabile" RC-181, prima moto a raggiungere il traguardo dei 100 cavalli. Mi sono sempre dichiarato amante di un motociclismo un po' diverso da quello attuale, più romantico e meno asettico, quindi è abbastanza semplice capire con che facilità questa Honda CB 1100 mi sia piaciuta in men che non si dica. Personalmente non posso che trovare positivo il fatto che la Casa più grande del mondo, ricavi ancora il tempo di costruire ed esporre moto di questo tipo che, nella loro spettacolare semplicità riescono ad infiammare i cuori di molti appassionati più delle complesse e tecnologiche Superbike-replica, nonostante i numeri delle vendite siano nettamente a favore di queste ultime.

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