giovedì 16 settembre 2010

Smart su Spaggiari per un goccio di benzina..














Con l'annuncio della rievocazione storica della 200 Miglia di Imola in programma nel week-end che andrà dal 01 al 03 ottobre 2010, ho aperto tutta una serie di post inerenti a questo argomento. Su Cesena Bikers avevo già scritto in passato circa le imprese di Paul Smart e Bruno Spaggiari che infuocarono la prima edizione della "Daytona d'Europa" con il loro mitico duello, risoltosi solo poche centinaia di metri prima del traguardo a causa della fine del carburante nel serbatoio del pilota italiano. In questo articolo voglio riproporre una piccola cronaca di questa epica sfida tra le due moto di Borgo Panigale che infiammò i 100.000 assiepati lungo il Tracciato del Santerno, riportando le parole scritte da un grande giornalista che visse in primam persona questo evento. Vado quindi a proporre l'articolo che comparve su "Il Resto del Carlino" di Bologna all'indomani di quella storica 200 Miglia e che porta la firma del Ezio Pirazzini:
Il varo della Daytona di Imola era strepitoso, superiore ad ogni aspettativa. La corsa del secolo appariva tale per 42 giri, fintanto che Agostini non si fermava col suo bestione sfiatato e ansante per lo sforzo sostenuto. Da quel momento le due Ducati di Smart e Spaggiari, si involavano verso il prestigioso e milionario traguardo della 200 Miglia Shell, la corsa che appunto entrava negli annali della storia come la Daytona d'Europa. Il tandem della Ducati, tolti i primi quattro giri lasciati a Giacomo Agostini, dominava per tutto il resto della contesa con un piglio e una autorità tali da lasciare increduli sulla possibilità elevata e continuata per 321 Km. La lotta fra i due si svolgeva all'insegna dell'ultimo goccio di benzina, perché Spaggiari, in testa fino all'ultimo giro, alla discesa della Rivazza, doveva rassegnarsi a spendere con parsimonia il suo residuo di carburante, lasciando così via libera a Smart giunto quasi a secco pure lui. Anche il Direttore di Corsa, Checco Costa rimaneva talmente sbalordito di questo finale a sorpresa che abbassava la bandiera a scacchi sull'italiano di Reggio Emilia. Spaggiari aveva fatto da battistrada dal 56° al 62° giro, anzi era rimasto in tale posizione fino a poche centinaia di metri dal termine, dimostrando quindi di essere degno di un traguardo che meritava, oltretutto, per festeggiare la sua seconda giovinezza sulle soglie dei quarant'anni.
Quanto Agostini sia permesso dire che aveva colto il destro per compiere una delle gare più belle e impegnate della sua carriera. La sconfitta non lo ridimensionava ma ne ingigantiva il tratto. Quando era costretto a fermarsi per la rottura del motore, Agostini era terzo a sette secondi dalla lepre Smart. Intelligentemente stava sostenendo un ruolo d'attesa come lui stesso sottolineava: "C'erano ancora molti giri da compiere e più di una probabilità per recuperare. Non so proprio se fossi riuscito a farcela, però avevo realizzato il giro record come i miei due antagonisti e sette secondi sono una inezia nel contesto di una maratona del genere. Chissà..!".
A conclusione dell'amaro sfogo, dopo essersi battuto come un autentico gigante, Agostini aggiungeva:"Potevo anche vincere e sarebbe stato il giorno in cui avrei vinto veramente io". L'allusione al mezzo meccanico sperimentale non completamente all'altezza della situazione appariva evidente. Infatti la sua MV 750, con trasmissione a cardano, ballava la samba nelle accelerazioni imponendo al suo fantino miracoli d'equilibrismo per mantenerla in linea. Il trionfo della Casa di Borgo Panigale recava anche un marchio imolese, quello del progettista ing. Taglioni non nuovo del resto a imprese del genere.
Le moto inglesi che mai avevano vinto Imola e che nell'occasione speravano, si arrendevano ancora. un italiano era il loro miglio guidatore. Walter Villa buon terzo a 29" da Smart. Phil Read, era quarto dopo essersi mantenuto sempre nelle prime posizioni. Fatto curioso il vincitore Paul Smart proprio il giorno del suo trionfo compiva i 29 anni e riceveva un bel regalino: oltre 7 milioni di lire di premio, una motocicletta che ne valeva altri due, più bazzecole varie. Una giornata doppiamente felice per il ragazzone californiano che aveva scoperto per primo l'Eldorado del motociclismo.
Ezio Pirazzini

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