mercoledì 18 gennaio 2012

John Surtees: “il figlio del vento”

















Lo avevano ribattezzato con quel nome: “il figlio del vento” per la sua inesauribile voglia di confrontarsi con qualsiasi mezzo che gli potesse trasmettere l’emozione della velocità. Oltre a questo, nessun altro soprannome sarebbe stato più azzeccato per John Surtess, l’unico pilota al mondo che possa vantare di essersi laureato Campione del Mondo sia in sella alle moto da GP che al volante di una vettura da F1. Oltre a questo Surtees con il tempo ha anche saputo declinare in altre forme la propria passione per il motorismo agonistico, trasformandosi dapprima in costruttore automobilistico (le sue monoposto, affidate tra gli altri a Carlos Pace, John Watson, Vittorio Brambilla, Mike Hailwood e René Arnoux, hanno calcato l’asfalto degli autodromi tra il 1970 ed il 1978) e poi, in abile restauratore e collezionista di due e quattro ruote. Oggi, a 78 anni, è ancora sui circuiti, presenziando spesso ai GP sia di F1 che del Motomondiale oltre ad essere una figura immancabile ad ogni edizione del TT dell’Isola di Man. Suddito di sua maestà britannica, è nato l’11 febbraio del 1934 a Tatsfield, nella contea del Kent. La carriera di Surtees ha una fortissima connotazione italiana, al punto che si potrebbe riassumere tracciando sulla cartina geografica una linea retta che congiunga Cascina Costa a Maranello: ovvero il quartier generale rispettivamente della MV Agusta e quello della Ferrari. Con la prima delle due Case italiane John Surtees ha vinto ben sette titoli iridati: 4 nella 500 (1956, 1958, 1959 e 1960) e 3 nella 350 (1958, 1959, 1960). Di fatto alla fine degli anni cinquanta il Motomondiale aveva trovato il suo padrone assoluto in questo ragazzo inglese dall’inconfondibile sorriso. Surtees fu il degno successore di Geoff Duke e, nel suo cammino imperioso costellato di successi in sella alla MV Agusta, trovò solo un uomo capace di batterlo. Questo accadde nel 1957 quando il ternano Libero Liberati con la Gilera strappò il titolo iridato nella Classe Regina dalle mani del fuoriclasse inglese. La carriera di John Surtess iniziò nel 1950, quando appena sedicenne si presentò ad una gara di sidecar in qualità di passeggero, sul mezzo pilotato dal padre (Jack). “I due Surtees” durante la settimana condividevano il lavoro e la passione per la meccanica e le competizioni nel garage di famiglia. In quella occasione la coppia formata dai Surtees Senior e Junior vinse la gara ma, poi venne anche squalificata in quanto, al riesame dei documenti emerse che John non era ancora diciottenne e quindi non aveva l’età necessaria per poter gareggiare. La sua prima presenza nelle classifiche del Motomondiale risale alla stagione 1952, quando ottenne un sesto posto in Classe 500, guidando una Norton Manx 30 in occasione del Gran Premio dell'Ulster. Corse poi da “privato” e con mezzi poco competitivi (Norton e BMW) sino al 1954. L’anno successivo, nella sua carriera motociclistica, vi fu la svolta decisiva: in sella ad una NSU 250 ottenne la sua prima vittoria iridata al GP dell’Ulster, chiudendo il Mondiale della quarto di litro al settimo posto. In quella stagione prese parte anche al Campionato nella Classe 350 pilotando una Norton Manx 40, con la quale conquistò due terzi ed un quarto che gli valsero la sesta posizione in classifica iridata. A Cascina Costa si accorsero subito di questo giovane e talentuoso pilota inglese (John ai tempi era appena ventunenne) e prontamente, il Cavaliere Agusta, lo volle nella sua Scuderia. Alla MV, in Surtess, veniva riposta la speranza di aver finalmente trovato l’uomo giusto per porre fine allo “strapotere” di Duke e della Gilera a quattro cilindri, dominatori incontrastati della Classe Regina. John Surtess, non vanificò questa speranza, anzi ripagò immediatamente la fiducia accordatagli dalla Casa italiana e come detto, nel 1956 alla prima stagione in sella alla spettacolare MV, si fregiò del titolo iridato nella top-class conquistando tre vittorie. Dal 1958 al 1960 poi Surtess divenne addirittura l’incontrastato “padrone” del Motomondiale. In sella alle Moto di Cascina Costa riportò ben 37 vittorie (15 in 350 e 22 in 500). “Big John”, così come veniva chiamato nell’ambiente motociclistico per via del suo fisico muscoloso e della potenza che il suo stile di guida esprimeva, dette una impressionante prova della sua forza, polverizzando i record esistenti, praticamente su ogni circuito europeo. L’inglese, nonostante fosse un pilota ufficiale della MV Agusta, rimase comunque legato alla Norton ed in particolare alla mitica Manx. Innamorato delle competizioni inglesi, anche di quelle minori non valevoli ai fini della classifica del Campionato Mondiale, ottenne dal Cavalier Agusta la facoltà di prendervi parte proprio in sella alle famose monocilindriche britanniche, caratterizzate dal famoso telaio “featherbed”. Come vedremo questa sua caratteristica di essere pilota di una Casa ma voler correre a spot sotto le insegna di un’altra, fu una caratteristica che lo accompagnò per tutta la sua carriera. Nel 1959 Surtess, all’apice della forma e della fama nel motociclismo, sostenne un provino sul tracciato di Goodwood al volante di una Vanwall. Il passaggio dalle due alle quattro ruote non lo intimorì affatto, tanto che frantumò il precedente record della pista, abbassandolo addirittura di 2”. Fu Ken Tyrrell, già calato nel ruolo di scopritore di talenti, a suggerirgli di insistere e, pur ancora sotto contratto con la MV, Surtess il 4 maggio 1960 si schierò al via del GP di Monaco con una Lotus. Surtees, nel 1960 partecipò ad totale di quattro GP di F1, ritirandosi in tre occasioni ma arrivando secondo al GP di Gran Bretagna. Enzo Ferrari lo notò prestissimo, volle conoscerlo e gli offrì una sua macchina. In seguitò il Drake, nel suo libro “Piloti che Gente” scrisse che da sempre aveva ammirato i piloti di motociclette ritenendoli assolutamente adatti alla guida sulle quattro ruote per le loro innate doti di equilibrismo. In particolare riferendosi a Surtees: “Sono note le mie simpatie per gli ex motociclisti. Di John mi piaceva la tecnica, la passione, lo spirito e la serietà con la quale preparava la corsa. Era un combattente generoso che non si risparmiava. Non era mai contento perché sapeva che in meccanica c’è sempre qualcosa d’altro che si può scovare”. Il Drake sosteneva infatti che essi, in quanto avvezzi alle brusche reazioni di una motocicletta, ben si prestavano a gestire una vettura anche nelle situazioni più critiche. Surtess per quanto lusingato dalla proposta del Commendatore, non si sentiva ancora pronto e declinò l’offerta. Alla fine del 1960 con 7 titoli iridati nel palmares John Surtess chiuse la sua carriera agonistica nel Motomondiale, ritirandosi da campione del Mondo in carica sia nella Classe 500 che nella Classe 350. Sarebbe stato competitivo ancora a lungo e avrebbe certamente collezionato altre vittorie, ma ormai il pilota inglese aveva tracciato la sua strada, desideroso di cimentarsi appieno nelle nuove sfide che lo attendavano in F1. Il suo ritiro dai GP Motociclistici e quindi la fine del suo “regno” coincise con l’inizio di quello di un altro formidabile pilota inglese: Mike Hailwood che prese proprio il posto di Surtess in seno alla scuderia MV. Surtees dal 1961 si dedicò completamente all’automobilismo. Prese il via di quella stagione al volante di una Cooper T53 equipaggiata con il propulsore Climax da 1,5 litri. Ottenne dei piazzamenti ed il dodicesimo posto nella classifica finale. L’anno successivo portò in gara una più competitiva Lola MK4 sempre dotata del motore Climax da 1500cc. In quella stagione il pilota inglese raggiunse la maturità ottenendo due podi oltre a diversi piazzamenti che a fine anno gli valsero il quarto posto in campionato. Il “matrimonio” fra Ferrari e John Surtess, nato dal “flirt” di tre anni prima, era stato semplicemente ritardato. Infatti al termine della stagione 1962 esso si concretizzò e John Surtess divenne un pilota della Scuderia del Cavallino Rampante. Nel 1963 oltre alle vetture di F1 a Maranello affidarono (come era consuetudine allora) a Surtees anche le loro velocissime e competitive vetture “Sport” ossia le 250 P. Il pilota inglese, in coppia con l’italiano Ludovico Scarfiotti, trionfò in quella stagione alla “Sebring 1000 Km”. In F1, al volante della Ferrari 1.5 V6, Surtess arrivò a podio in diverse occasione e, nel GP di Germania siglò la sua prima vittoria iridata. Alla fine del campionato, Surtess segnò il quarto posto in classifica dietro a “mostri sacri” quali: Graham Hill (BRM), Jim Clark (Lotus). Il periodo di apprendistato era finalmente terminato. Per il 1964 a Maranello approntarono una vettura rivoluzionaria: la Ferrari 188. Questa auto fu la prima “rossa” dotata di telaio monoscocca (in scia a quanto già fatto dalla Lotus). Nata dalla mente e dalla matita di Angelo Bellei era equipaggiata con il nuovo propulsore Ferrari da 1500cc a 8 cilindri. La vettura risultò essere da subito estremamente guidabile oltre a vantare una potenza massima di oltre 210 cavalli, che la poneva al di sopra delle rivali britanniche. Tra il pilota inglese e la Ferrari 158 fu subito “amore” e John Surtess concluse a podio tutte le gare che portò a termine, ottenendo anche due splendide vittorie, nei GP di Germania e Italia. La stagione 1964 fu caratterizzata per tutta la sua durata dall’aspro duello che vide protagonisti Surtess e Graham Hill. Arrivati all’ultima gara in programma, il GP del Messico, la classifica vedeva al primo posto Hill e al secondo Surtess. I giochi erano ancora aperti. Proprio in quei giorni tra Ferrari e l’Automobile Club Italia scoppiò una feroce polemica e le vetture di Maranello vennero iscritte all’ultimo GP della stagione non con la loro classica livrea rossa (ossia il colore racing dell’Italia) ma dipinte di bianco, con una striscia blu che le attraversava dal muso alla coda (ossia i colori tipici della NART: North American Racing Team). Quella del Messico fu una gara rocambolesca, nella quale al pilota inglese del Cavallino Rampante diede una grossa mano Lorenzo Bandini. Il pilota italiano infatti mise quasi ko Hill e poi, nel finale si lasciò superare da Surtess, cedendogli la seconda posizione all’arrivo, mediante la quale, Surtees strappò il primo posto in classifica e di conseguenza il titolo iridato al rivale: Surtess 40 punti, Hill 39. “Big John” ce l’aveva fatta! Era il primo pilota della storia (e tutt’ora è l’unico) a fregiarsi dell’iride sia nel motociclismo che nell’automobilismo! Hill dal canto suo prese la sconfitta sportivamente ma volle togliersi una piccola soddisfazione: a Natale di quell’anno presso gli uffici della Ferrari arrivò un pacco destinato a Lorenzo Bandini avente come mittente appunto Graham Hill. Quando il pilota italiano scartò la confezione regalo, al suo interno trovò una compilation di dischi LP intitolati: “Come imparare a guidare una vettura, in 10 lezioni!”. La stagione 1965 partì con grandi aspettative. Alla Ferrari stavano approntando la B12 dotata appunto propulsore a 12 cilindri e il campione in carica aveva una gran voglia di confermarsi tale. La stagione partì subito con una bella serie di piazzamenti a podio che fecero si che Surtees “veleggiasse” nella parte alta della classifica, in lotta con Jim Clark. Così come ai tempi in cui era pilota della MV Agusta, e saltuariamente correva nelle gare senza validità iridata con le Norton; anche da pilota della Ferrari, Surtees non seppe resistere alla tentazione di provare mezzi di altre factory. Iniziò a prendere parte ad alcune corse valevoli per il campionato nord americano della formula "Can Am" al volante di una Lola. Proprio con quella vettura, il 24 settembre del 1965, sul velocissimo ed insidioso circuito di Mosport in Canada ebbe un gravissimo incidente che gli fece chiudere la stagione anzitempo. Il pilota di punta della Ferrari, doveva rinunciare anticipatamente alla lotta per il Mondiale F1 a causa di un incidente alla guida di una vettura di un’altra Casa! A Maranello questo non venne mai digerito. Durante l’inverno John Surtess si ristabilì in maniera ottimale e fu quindi in grado di presentarsi al meglio della forma al via della stagione 1966 con il chiaro intento di rifarsi. Nel frattempo però in fabbrica erano nati forti dissapori. Il d.s. della Ferrari, ossia l’ing. Eugenio Dragoni, decise che a doversi fregiare del titolo iridato in quella stagione doveva essere l’italiano Bandini e non l’inglese Surtess. Dragoni era però ben consapevole della velocità e della forza dell’inglese e iniziò una lenta e logorante campagna contro il suo pilota di punta. Ben nota a tutti era l’amicizia tra Surtees ed Eric Broadley, progettista della Lola. In fabbrica erano altresì consapevoli della grande competenza tecnica di Surtees e del fatto che egli potesse scorrazzare liberamente per il reparto corse ed osservare il lavoro dei tecnici sulle vetture da competizione. Iniziarono quindi a serpeggiare delle voci maligne che lo accusavano di spionaggio industriale. Trapelarono addirittura voci sul fatto che la nuova e non meglio identificata vettura della Lola, fosse l’esatta copia di una di quelle del Cavallino Rampante. L’accusa era gravissima. Ferrari in prima persona poteva perdonare qualsiasi tipo di comportamento da “monello” ai suoi piloti (soprattutto se portavano alla vittoria le sue vetture) ma, di fronte a tali accuse non potette restare indifferente. Surtees doveva essere cacciato! Questa decisone venne presa all’indomani del GP del Belgio, sul circuito di Spa-Francorchamps. Si attendeva la fine della gara per annunciarla ai media. Sotto il diluvio, il pilota inglese però divenne il “padrone” del tracciato delle Ardenne e ottenne una imperiosa vittoria dimostrando a tutti che l’incidente del 1965 era oramai solo un ricordo. Alla fine della gara dal tracciato di Spa partì una telefonata destinata ail Drake: “E’ arrivato primo, cosa dobbiamo fare?”. La risposta fu: “Sospendi tutto e torna casa!”. Evidentemente Ferrari a tal proposito aveva preparato un “piano di riserva”. La settimana successiva infatti, durante le prove della 24 Ore di Le Mans, il direttore sportivo Dragoni entrò nel garage di René Evenisse e, vedendo Surtees seduto sulla macchina di Ludovico Scarfiotti, lo apostrofò seccamente: “Cosa fai tu, su una macchina che non è la tua?” E mentre l’attonito pilota inglese si alzava e gli si avvicinava per chiedergli spiegazione ad un simile “foolish argument”, continuò: “Basta, tu con la Ferrari hai chiuso!”. Lo sospese dalla corsa e dopo un’ora ne annunciò il licenziamento. A nulla valsero l’unanime protesta della stampa, la disapprovazione generale dei tifosi e soprattutto l’intercessione di Keith Ballisat, il rappresentante del potente sponsor Shell: Ferrari non tornò mai sulla sua decisione. In seguito commentando il divorzio con Surtess precisò: “So quello che perdo, non so invece quello che perderei se lo confermassi”. Il licenziamento di Surtees rovinò tutta la stagione 1966, anzitutto perché il pilota avrebbe potuto facilmente vincere il Campionato del Mondo di F1 e poi, perché la sua assenza pesò come un macinio anche nel settore delle vetture Sport, da sempre cavallo di battaglia della Ferrari ed ambito in cui “Big John” eccelleva. Le vetture col cavallino rampante, in questa categoria, perso il loro uomo di punta e vennero superate da quelle messe in pista dalla Ford. Surtees concluse la stagione di F1 del 1966 guidando una Cooper con motore Maserati. Con quella vettura ottenne la vittoria al GP del Messico. Per i due anni successivi Surtess venne ingaggiato dalla Honda che nel frattempo aveva fatto il suo debutto in F1. La più grande soddisfazione al volante di una delle vetture nipponiche, Surtess, la ottenne il 10 settembre del 1967 quando a Monza, colse il suo ultimo successo in F1 proprio sul “circuito della Ferrari”. Guidò a seguire BRM e McLaren e poi per due anni le vetture da lui costruite. In seguito si ritirò dalla carriera di pilota. Come già detto, divenne costruttore (le sue vetture portavano il suo cognome) ed ottenne altre gioie: nel 1972 Mike Hailwood (nel frattempo passato pure lui dalle due alle quattro ruote) vinse il Campionato Europeo di F2. Nello stesso anno sempre Hailwood condusse una sua monoposto di F1 al secondo posto nel GP di Monza di F1 (il miglior risultato di sempre ottenuto in F1 da una vettura Surtees).

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