Nel filmato: Mondiale Superbike, anno 1993. Zeltweg, sull’Österreichring, le nubi che coprono il tracciato austriaco, sembrano non voler concedere un attimo di tregua ai piloti delle derivate di serie; su tutti spicca Giancarlo Falappa, autentico mago della pioggia.
Nelle foto, partendo dal basso:
1) Giancarlo Falappa nel 1988 su Bimota YB4 750 cc.
2-3-4) Il leone di Jesi su Ducati 851 nel 1990, in particolare nella foto 3 è in piena bagarre con il suo compagno di squadra, il francese Raymond Roche. Nella foto 4 invece è impegnato in uno dei monoruota in piedi sulle pedane, che lo hanno reso celebre e gli sono valsi il soprannome di Superman
5-6-7-8) Il pilota marchigiano sempre in Ducati (in sella alla 888), questa volta durante la stagione 1991.
Giancarlo Falappa , soprannominato Il Leone di Jesi (Jesi, 30 giugno 1964) è un ex motociclista italiano. La sua carriera su due ruote ebbe inizoio nel 1979. Come tanti altri suoi colleghi la prima disciplina nel quale si è cimentato è stata il motocross. In sella ad una Motovilla, vinse nel 1981 il Campionato Italiano Cadetti. Ottenuto questo risultato passò a quello Senior. Dal 1982 al 1984 partecipò al Mondiale Cross 250 come pilota ufficiale Motovilla. La leggenda narra che nella competizione mondiale "Coppa Intermarche" a Lovolo il pilota di Jesi si trovò a correre per la squadra Villa con Orlando e Vicarelli. La sfortuna volle che al via ebbe un incidente: si agganciò, appena uscito dal cancello di partenza, ai due compagni di squadra. Chi era presente, racconta ancora oggi che in seguito alla caduta, come un felino rimontò in sella e si gettò all'inseguimento del gruppo di testa (che ormai conduceva con un giro di vantaggio), capitanato dal forte Malherbe su Honda. I suoi compagni di sventura più lenti del marchigiano cercarono la moto, ma nel parapiglia ripartirono a moto invertite perché Falappa nella fretta prese la moto di Orlando e con quella si gettò in una rimonta foresennata: ultimo al termine del primo giro, 20° al secondo, 15° al terzo fino a risalire alla 6° posizione finale dopo aver corso tutta la gara con una moto non sua. Nonostante questa impresa Falappa non trovò più moto competitive, a causa di problemi di budget e decise di smettere col motocross. Questo stop forzato durò due anni. Il cambio decisivo nella sua carriera agonistica, lo affrontò nel 1987, quando decise di abbandonare le ruote tassellate per la velocità. Casualmente una domenica, a Jesi, con gli amici motociclisti, venne invitato ad un turno in pista con una moto stradale a Misano (Giancarlo era salito, fino a quel momento, solo su moto da cross). Si presentò sul circuito romagnolo con una Kawasaki GPZ 600 prestatagli da un suo amico.Con questa moto, dopo solo circa un'ora di giri in pista, stupì tutti facendo un tempo di appena 8 decimi superiore a quello del Campione Italiano della categoria 600. La settimana successiva si recò da un concessionario di moto per acquistare una Suzuki GSX-R 1100, pagandola per un milione in contanti e per 10 milioni con le cambiali. Lo stesso Giancarlo ha dichiarato in più di una occasione che in un primo momento questa svolta nella sua carriera fu piuttosto occasionale, affermando di avere iniziato più che altro per una scommessa fatta con i suoi amici. Essi infatti sostenevano che Falappa fosse un ottimo pilota da nel motocross, me che con le moto da velocità non avrebbe ottenuto risultati degni di nota. La verità però fu ben diversa da quanto sostenevano questi “amici” in quanto alla sua prima corsa su di un circuito asfaltato, smentì tutti vincendo. Era il 14-09-1987, Falappa, in sella alla sua Suzuki GSX-R 1100 cc partecipò all’ultima gara del Campionato Italiano Sport Production, che quell’anno si disputava sul circuito di Vallelunga. Quella bella prestazione non passò inosservata e per l’anno1988 venne ingaggiato dalla Bimota con la promessa, in caso di vittoria, di assumerlo come operaio e contemporaneamente pilota ufficiale nel Mondiale SBK 1989 . L’accoppiata Falappa-Bimota si dimostrò da subito vincente ed il pilota marchigiano fece suo, il Campionato Italiano Sport Production in sella ad una Bimota YB4 750 cc. Il 1989 fu l'anno della svolta: Giancarlo Falappa, come premio per aver vinto l’Italiano Sport Production dell’anno precedente fu promosso da Bimota al Campionato Mondiale Superbike. L'ex crossista con "ben" sei gare di velocità alle spalle, debuttò nel mondiale come spalla del famoso Fabio Biliotti, ex Campione Europeo e buon pilota della 500. Ad inizio stagione le gerarchie erano ben definite: Biliotti prima guida, Falappa suo fedele scudiero. Nessuno infatti sospettava che il pilota di Jesi si sarebbe dimostrato più competitivo del blasonato compagno di squadra: Falappa, sul circuito di Donington, al suo esordio nel mondiale SBK fece segnare la pole-position e vittoria, in sella al Bimota che pure non era la moto più veloce del lotto. Fu in quel momento che alla Casa riminse smisero di considerarlo come operaio, ma capirono di avere in Squadra un gran pilota. La sua incredibile prestazione ancora oggi viene ricordata come uno dei debutti più incredibili della storia del mondiale Superbike, paragonabile a quello di Marco Lucchinelli in sella alla Ducati 851 del 1988. A seguito di questa prestazione, Biliotti si ritirò dalle competizioni mentre Falappa conquistò altre vittorie: Le Castellet e Mosport, concludendo al sesto posto della classifica iridata, nella sua stagione d’esordio. La leggenda di Falappa iniziò ad alimentarsi già in quel suo primo anno nel campionato per le derivate dalla serie, per esempio a Le Castellet, dove ottenne la sua seconda vittoria iridata, si rese partecipe di uno spettacolare duello con Mike Baldwin, ex pilota delle 500cc da GP. Nella gara francese la Bimota chiamò il velocissimo Mike Baldwin come compagno dello scatenato Falappa, e l'americano si rivelò subito molto competitivo, ingaggiando un corpo a corpo stratosferico con il marchigiano. Nel lunghissimo rettilineo di partenza i due si scontrarono più volte a 290 km/h orari, e proprio una botta più violenta delle altre convinse l'americano a desistere, lanciando Falappa verso la vittoria ottenuta senza un semimanubrio! Proprio così: nell'ultimo scontro Falappa spezzò il semimanubrio sinistro, finendo la gara con la mano sulla forcella. Bracco e Leo, suoi meccanici dell'epoca (ora in forza alla Ducati), ancora si commuovono raccontando la faccia di Giancarlo che appena arrivato gli urla "cambiate il manubrio prima del parco chiuso sennò me squalificano!". Se la stagione 1989 fu quella del suo debutto nel massimo campionato per le derivate dalla serie, il 1990 rappresentò un ulteriore anno di importante cambiamento per il pilota marchigiano: venne ingaggiato dalla Ducati con Marco Lucchinelli come team manager. Il modo in cui ottenne l'ingaggio è degno del personaggio: mentre Marco Lucchinelli si dirigeva a 180 km/h in autostrada verso la pista di Misano. Più o meno all’altezza di Imola si vide aprire la portiera destra da un pazzo in moto, che lo salutò per poi ripartre impennando in piedi sulle pedane. Il pazzo era Giancarlo Falappa che stava “collaudando” una Bimota. Lucchinelli rimase “folgorato” da questo pilota e lo volle immediatamente in squadra. Giancarlo Falappa venne quindi ingaggiato dal team ufficiale Ducati nel suo secondo anno nel mondiale Superbike, affiancato dal freddo compagno di squadra Raymond Roche, il quale si dimostrò da subito, chiaramente innervosito ad avere un nuovo compagno di questa foggia. La fiducia che Ducati ripose in Falappa venne immediatamente ripagata dal pilota di Jesi che all'esordio con la Ducati 851 vinse subito la prima gara a cui fecero seguito altre due affermazioni. La sua guida spericolata però lo portò ad avere un gravissimo incidente a Zeltweg, in Austria alla sesta gara in calendario. A 5 minuti dalla fine delle prove ufficiali era secondo, in piena lotta per la pole. D’accordo col team manager Lucchinelli uscì per dare l’ultimo assalto al primo posto sulla griglia di partenza. In piega all'ingresso di un curvone da 240 km/h a causa di una manovra azzardata da parte di un pilota più lento, per non tamponarlo, si trovò a frenare violentemente con l'anteriore. Essendo già in piega gli si chiuse l'avantreno e scivolò. Sul pericolosissimo tracciato austriaco, ad un metro dall'asfalto c'era il gard-rail. Giancarlo finì contro la lastra metallica, il risultato furono: 27 fratture, rottura di arteria femorale con consegente perdita di 2 litri e mezzo di sangue. La spalla sinistra disastrata (a fine 1991 farà un trapianto di nervo circonflesso in Francia a Marsiglia). Il pilota cadde in coma per 12 giorni. Dopo questo periodo il pericolo di vita fu scongiurato e Giancarlo venne trasferito all'ospedale Rizzoli di Bologna, dove rimase per svariati mesi sotto la cura del dott. Massimo Corbascio. Al momento dell'incidente era al 3° posto in classifica. Nonostante questo spaventoso incidente e la lunga assenza dai circuiti, il bilancio del 1990 è comunque positivo: 6° posto in classifica finale nel Mondiale e un 3° posto nel Campionato Italiano Superbike. Roche, suo compagno di scuderia (sul quale ho pubblicato un post in precedenza) invece vinse il mondiale. Falappa stesso raccontò che il suo legame con la Ducati era indissolubile in quanto dopo l'incidente del 1990 l'allora proprietario Ducati Gianfranco Castiglioni gli disse : Sei della Ducati anche il prossimo anno! Nel 1991 Falappa si riprese e nonostante i problemi fisici, scese di nuovo in pista a febbraio con la Ducati 888. Contro il parere dei due prestigiosi medici, dott.Corbascio e dott.Costa, Giancarlo, nonostante gli evidenti problemi fisici (braccio sx che non riusciva ad alzare, e che ancora non ha ritrovato la piena mobilità; gamba sx che non riusciva a flettere a causa delle 13 fratture al femore ed ai chiodi metallici ed alle viti impiantati) decise di ritornare alle gare motociclistiche, non per partecipare, ma come sua filosofia di vita, per vincere! Anche nel 1991 fu compagno di scuderia Raymond Roche in forza al Team Ducati ufficiale. Va segnalato che in occasione della gara disputata in Italia al Mugello, (in condizioni fisiche disastrate), Giancarlo condusse a lungo la gara sul bagnata. Arrivato ad avere un minuto di vantaggio su Doug Polen suo diretto inseguitore, venne costretto al ritiro per la rottura della pompa del carburante. Concluse la stagione con un onorevolissimo undicesimo posto nel Campionato Mondiale SBK. Nel 1992 Giancarlo continuò ad essere pilota ufficiale del Team Ducati, in coppia con Doug Polen, vincitore del Campionato del Mondo SBK del 1991. La moto di cui disponeva era la 888 (sulla quale ho pubblicato un post in precedenza). Il nuovo Team Manager della Scuderia era Franco Uncini. L'arrivo di Polen portò per Giancarlo la novità delle gomme Dunlop, mai usate in precedenza.Polen era pilota ufficiale Dunlop già in USA, mentre Giancarlo Falappa aveva sempre usato Michelin. Giancarlo, nonostante il bruttissimo incidente del 1990, dimostrò di aver recuperato appieno la sua forma e fu nuovamente protagonista di duelli emozionanti come il famosissimo sorpasso del Mugello ai danni Stefhan Martens. Il pilota marchigiano affrontò la curva Casanova Savelli a ruota del pilota belga. Arrivò alla prima Arrabbiata molto stretto, costeggiò il cordolo, cambiò sinistra destra velocemente e sorpassò all'interno in leggera salita in accellerazione. Il pilota in quella occasione non mancò di elogiare la bontà degli pneumatici che montava, che a suo dire gli permisero quella incredibile manovra. Un sorpasso bellissimo, lo speaker Giovanni Di Pillo, che ebbe la fortuna di vederlo nei monitor a circuito chiuso dell'autodromo lo descrisse come "incredibile”. Sempre nello stesso anno vinse entrambe le manches nella gara sul circuito di Zeltweg, teatro del brutto incidente che stava per stroncargli la carriera due anni prima. Concluse il Campionato Mondiale SBK in quarta posizione, dopo aver vinto 7 manches totali. Il 1993, lo vide ancora una volta nel Team Ducati ufficiale con la 888, in coppia con Carl Fogarty, Team Manager era l’ex campione del mondo Raymond Roche. La moto bolognese tornò alle coperture francesi della Michelin. In occasione della prima gara di apertura del Mondiale SBK, presso Brands Hatch, circuito nuovo per tutti, a parte i piloti inglesi (Fogarty, Morrison, Hislop..), Giancarlo annichilì ancora una volta tutti, in una gara "bagnata", con una prestazione magistrale, distanziando di oltre un minuto il secondo arrivato e giungendo perfino a doppiare il settimo. Vinse ancora in Germania (Hockheneim), Misano (entrambe le manches), Austria (Zeltweg), Monza, concludendo con un bottino di ben 8 vittorie complessive, ma purtroppo, per contrasti all'interno del Team francese relativi alla messa a punto della moto in pista, slittò dalla prima alla quinta posizione nella classifica mondiale. Quell’anno inoltre Giancarlo Si dovette arrendere alla superiorità della Kawasaki ZXR 750 condotta sino all’iride da Scott Russell. Nel 1994 l'avventura di Giancarlo con la Ducati proseguì. Dopo i dissapori e le amarezze vissute col precedente Team a Giancarlo venne fatta una proposta dalla Honda per correre nel mondiale SBK con il Team Castrol e la nuovissima RC45 750cc. Il cuore del Leone è rosso Ducati e Falappa aveva ben in mente le parole di Castiglioni, pronunciate all’indomani del suo pauroso incidente in Austria nel 1990. Chiese però di essere allontanato dal Team Roche. Venne accontentato, venendo trasferito, in coppia con Carl Fogarty, al Team Ducati capitanato da Virginio Ferrari. Un compito molto importante gli venne dunque assegnato: quello di iniziare l'avventura e cercare di contribuire allo sviluppo della fantastica arma totale di Borgo Panigale: la nuovissima 916. Iniziò il mondiale SBK a Donington Park (GB) ma a causa di un problema tecnico, terminò in quinta posizione in entrambe le manches.Seconda prova ad Hockheneim (D): ancora problemi con il cambio elettronico lo costrinsero alla quarta posizione. Arrivò così la volta di Misano, il 26/05, che si rivelò essere l'ultima gara disputata dal Leone. Ottenne uno spettacolare secondo posto in prima manche ed una vittoria in gara 2, Giancarlo si portò al secondo posto in classifica mondiale, dietro all’asso americano della Kawasaki Scott Russell, mentre il suo compagno di Team, Carl Fogarty, era attardato in classifica generale, occupando la quarta piazza. Appena dopo quest'ultimo trionfo, Giancarlo si recò ad Albacete (E), per eseguire alcuni importanti test di sviluppo sulla nuova moto. Durante il compimento del test riguardante il nuovo forcellone Giancarlo testò anche un nuovo sistema di cambio elettronico, fatto costruire ad hoc dal Team per lui, per cercare di ovviare ai suoi problemi fisici dovuti ai postumi del precedente incidente del '90 (che non gli permettevano di piegare il ginocchio sinistro, rendendo impossibile cambiar marcia mentre era in piega). Purtroppo, un improvviso cedimento meccanico proprio del cambio fece sbalzare Giancarlo all'indietro, sopra alla moto ad oltre 4 metri di altezza, facendolo poi ricadere "in picchiata" con la testa. Questo brutta botta gli procurò un gravissimo trauma cranico che lo costrinse a ben 38 giorni di coma. Il pilota di Jesi restarò in bilico tra la vita e la morte per almeno 30 giorni. La sua carriera, di fatto, si interruppe qui Nonostante questo, Falappa continuò strenuamente a lavorare per poter ritornare a vincere per se, per la Ducati e per il suo amato pubblico. Il 29/05 del 1997 Giancarlo effettuò un ultimo test a Rjeka, coadiuvato dalla clinica mobile che lo seguì in questa avventura. Questa prova però non ebbe esito positivo e il leone di Jesi capì che la sua carriera agonistica era ormai finita ed appese il casco al chiodo. Guarì, aiutato dal Dottor Claudio Costa e da Giovanni Di Pillo, ma smise di correre, diventando testimonial della Ducati. Quanto scritto nell’albo d'oro del mondiale SBK, sebbene si tratti di cifre lusinghiere: con 16 vittorie 8 Pole in soli 4 anni di gare, non rende piena giustizia a questo immenso pilota. Sebbene sia ancora oggi il pilota italiano di maggiore successo nel campionato per le derivate dalla serie, i numeri non ci raccontando dell’adrenalina che ci ha regalato con le sue manovre al limite dell’impossibile e con la sua condotta di gara votata al: “tutto o niente”. Giancarlo Falappa è stato senza dubbio uno dei massimi esponenti del mondiale Superbike. Si può tranquillamente affermare che il pilota di Jesi, con le sue imprese, abbia contribuito in modo determinante al lancio di questo giovane campionato. Il Leone è ancora oggi amatissimo dal pubblico e per quelli che hanno avuto la fortuna di vederlo gareggiare, il ricordo dei suoi funambolici “monoruota” in piedi sulle pedane delle sue Ducati è indelebile. Giancarlo rappresenta uno degli ultimi portacolori di un motociclismo agonistico che oggi non esiste più, fatto maggiormente di cuore e istinto più che di razionalità e calcoli; fatto di calore umano con compagni e di una sana rivalità, basata su duelli leali con gli avversari. Nel cuore di tutti i ducatisti, il Leone non ha mai smesso di ruggire!
3 commenti:
ciao Enrico, grazie per i complimenti.
Falappa grandissimo, cuore e manico, poi l'episodio con Lucky, incredibile.
un salutone
ciao
follerumba
Conoscevo il mito di Falappa, ma non avevo mai letto tutta la sua storia. Ragazzi che personaggio!
Ciao Ragazzi.. Ringrazio entrambi di cuore per seguire il mio blog e per avere pubblicato i vostri commenti.. Spero che anche i miei post futuri possano suscitare il vostro interesse!!
Un salutone..
Enrico
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