martedì 3 maggio 2011

Paolo Campanelli: Una passione lunga una vita!
















































Il motociclismo ha avuto in ogni suo momento storico dei grandi campioni che con le loro gesta hanno contribuito a costruirne il mito, tassello dopo tassello, gara dopo gara, rendendolo lo sport che oggi amiamo. Così parlando del motociclismo è facile sentire i nomi di Masetti, Duke, Surtees, Hailwood, Agostini, Read, Sheene e poi ancora di Roberts, Spencer, Lawson, Rainey, Schwantz, Doohan, fino ai giorni nostri con Biaggi, Rossi, Lorenzo per citare i più noti del Motomondiale, senza però voler dimenticare gli assi della Superbike come Merkel, Polen, Fogarty, Corser, Toseland.. Se questi uomini con il loro grande talento e con i grandi mezzi che hanno avuto a disposizione hanno fatto la parte della storia del motociclismo ricca di affermazioni e titoli iridati, esistono anche tanti altri uomini, che non avendo avuto a disposizione la macchina giusta nel momento giusto, non hanno potuto mettere in evidenza tutto il loro potenziale. Piloti che, hanno corso da "privati" per tutta la loro carriera, spendendo denaro di tasca loro, rischiando più degli altri per sopperire col talento e col coraggio ai limiti dei loro mezzi meccanici, piloti i cui palmares sono "corti" ma non per questo vanno dimenticati. Paolo Campanelli è uno di questi. I suoi piazzamenti non compaiono spesso nei libri e nelle riviste in quanto le posizioni ottenute, dopo la terza, non valgono molto, ma, quando esse sono ottenute con il sacrificio e con il coraggio di chi non può contare su una schiera di tecnici e su una di Casa che progetta sempre novità allo scopo di farti vincere, diventano immediatamente importanti al pari delle vittorie stesse. Il pilota pesarese è stato uno di quelli che ha rinunciato a tutto, solo per poter correre, per potersi schierare sulla pit-line. Poche, pochissime volte sapeva che avrebbe anche potuto vincere; in quasi quarant'anni (!!!) di corse è sempre partito sapendo che, solo per arrivare dietro al gruppo di testa, avrebbe dovuto sudare le famose "sette camicie" e rischiare all'inverosimile. Della sua lunga carriera che è iniziata sul finire degli anni Quaranta e che si è conclusa alla fine dei Settanta ricordiamo: la conquista del Campionato Italiano, classe 500cc nel 1952 in sella alla Benelli; la seconda piazza ottenuta al 1° Giro d’Italia; una vittoria nel 1955 in una gara internazionale. In carriera ha corso prevalentemente con Benelli, Gilera e Motobi, cimentandosi quasi esclusivamente nelle grosse cilindrate, dimostrandosi sempre un pilota generoso e dal coraggio garibaldino, con il quale ha saputo spesso sopperire alla scarsa competitività dei mezzi che ha avuto a disposizione, attirando a se la simpatia della folla e rubando la scena ai campioni affermati. Ancora oggi è amato dai tifosi, tanto che a Dénia, in Spagna nei giorni 7 ed 8 maggio 2011 si terrà un revival per moto storiche da corsa, la cui edizione di quest'anno sarà a lui dedicata.

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