martedì 21 febbraio 2012

CRT: una "novità" di oltre quarant’anni














I Claiming Rules Team sono la più importante novità della stagione 2012 del Motomondiale. E’ dall’anno scorso che se ne parla ininterrottamente e credo che sia quindi giunta l’ora di aprire anche su Cesena Bikers una parentesi per spiegare a chi ancora non lo sapesse cosa sono questi CRT. Come sappiamo la griglia di partenza della Classe Regina del Motomondiale in questi anni di forte crisi economica è composta da 15 o 16 moto. In pratica ad un pilota, per raccogliere punti iridati “è sufficiente” non stendersi durante la gara. Alla fine degli anni Novanta e all’inizio di questo secolo una situazione del genere era impensabile (per non parlare dei Settanta e degli Ottanta dove spesso erano necessarie le pre-qualifiche per fare una scrematura al fine di non sovraffollare le “starting grid”). La linea di partenza della Moto GP appare ancora più deserta se la si confronta con quella della sua “sorella minore” la Moto 2 dove una politica votata al contenimento dei costi ha fatto si che numerosi nuovi team si siano potuti affacciare al motomondiale a tutto beneficio dei giovani piloti che, con essi, hanno avuto modo di entrare a fare parte del “giro più in” del motociclismo. Le corse come si sa, sono da sempre uno sport oneroso dal punto di vista finanziario e, in questi anni di ristrettezze economiche, per i Team non ufficiali è sempre più difficile raccogliere i budget necessari per affrontare una stagione in una Classe dove l’esasperazione tecnologica ha fatto si che i costi di gestione delle moto siano cresciuti in maniera esponenziale. Oggi, per un “privato” è assolutamente impossibile ottenere risultati importanti, riuscendo a tenere testa, anche solo in qualche sporadica occasione, ai piloti che hanno la fortuna (ed il merito) di portare in gara una moto ufficiale. Ecco allora che alcuni ottimi Team di “secondo livello” come ad esempio il Team Pons, sono stati costretti in a sparire dalla scena. Basti pensare che a vincere i singoli GP, negli ultimi anni, sono sempre i soliti 4/5 piloti e questo ha ulteriormente disincentivato piccoli e medi sponsor a voler comparire sulle carene e sulle tute dei piloti che non fanno parte di questo lotto. E’ infatti impensabile in un momento storico dove le aziende faticano a tenere aperti i battenti, “sprecare risorse” per non vedere neppure inquadrato il pilota e la moto che si finanzia dalle telecamere della TV e per non comparire se non in maniera assolutamente marginale sulla carta stampata. Gli organizzatori dei GP, consci che questa situazione avrebbe portato alla morte di questo sport hanno deciso di correre ai ripari mettendo nuovamente mano al regolamento. Il Motomondiale ha visto quasi inalterate il proprio regolamento dal 1949 al 2001 ma, nel 2002 la svolta epocale: via gradualmente le “vecchie” 500 a 2 tempi e largo alle 1000 a 4 tempi (ed in seguito alle 800 e poi a seguire nuovamente alle 1000) nella Classe Regina. Questo per assecondare il volere delle Case che non avevano più alcun interesse ad investire in moto spinte da propulsori che da tempo non fanno più parte di alcuna produzione in serie. Il 2009 è stato l’ultimo anno della Classe 250. Dal 2010 essa è stata soppiantata dalla già menzionata Moto 2. Qui addirittura è completamente sparita la partecipazione delle Case: tutte le moto sono infatti spinte da un propulsore Honda da 600cc (derivato da quello della supersportiva stradale della Casa di Tokio: la CBR 600). Solo le ciclistiche e le sovrastrutture sono ancora allo stato prototipale. Le Case sono quindi state rimpiazzate dai “telaisti”. La sfida tra i costruttori di motociclette, a livello di “serie cadetta” la si può quindi ora ammirare unicamente nel Mondiale Supersport. A breve questa sorte toccherà alla 125 che diverrà Moto 3.Quando questo accadrà, il Motomondiale non avrà sotto questo aspetto più alcuna continuità con il suo passato. L’ultima di queste novità apportate al regolamento del massimo campionato di velocità si chiama appunto CRT. Per poter spiegare appieno cosa sia questa novità, credo sia necessario fare riferimento alla netta distinzione esistente tra i due massimi tornei oggi esistenti: la Moto GP e la Superbike. La differenza sostanziale che intercorre tra queste due categorie è che nella prima gareggiano unicamente dei prototipi, mentre la seconda è la Classe dedicata alle “derivate dalla serie”. Per anni la Classe Regina del Motomondiale (oggi appunto moto GP) è stata vista da tutti come il Gotha del motociclismo, ossia la Classe dove si potevano ammirare le moto ed i piloti migliori del mondo. Al contrario la Superbike, sebbene estremamente spettacolare, è stata vista all’inizio come un ottimo campionato per gli “ex del Motomondiale”. Solo il tempo, le capacità degli organizzatori e l’arrivo di ottimi piloti “specialisti di categoria” hanno fatto si che essa assumesse una propria, forte identità sino a diventare la reale alternativa ai Gran Premi. Questi ultimi infatti, hanno fatto della loro esclusività la loro bandiera. Essa però, in un periodo di grandi travagli economici come quello che stiamo attraversando si è rivelata, come già detto, un’arma a doppio taglio. Per rimpinguare una griglia di partenza ridotta all’osso, all’IRTA hanno deciso di puntare su di una formula innovativa andando ad attingere da quella collaudata della Moto 2. Sono così nati appunti CRT ossia i Team che partecipano alla Moto GP mettendo in pista moto allo stato prototipale per quanto concerne ciclistica e sovrastrutture ma dotate di propulsori derivati direttamente da quelli impiegati nella Superbike, affrancati da quest’ultimi unicamente da qualche restrizione regolamentare in meno. La elitaria Moto GP ha quindi aperto le sue porte a moto ibride, trovando nella Superbike la propria ancora di salvataggio. Allo stato pratico i propulsori che possono essere utilizzati devono derivare dalla serie, con una cilindrata massima di 1000cc, senza limiti al numero di cilindri ma con un diametro massimo dei singoli pistoni pari a 81mm. Le moto CRT inoltre possono essere dotate di serbatoi di carburante dalla capacità massima di 24 litri (contro i 21 delle Moto GP). I CRT potranno inoltre utilizzare 12 propulsori a stagione per moto contro i 6 concessi alle Moto GP. Allo stato attuale l’unico propulsore che si vedrà girare in pista è il 4 cilindri BMW che equipaggia la 1000 RR, supersportiva della Casa di Monaco di Baviera. Per quanto concerne la parte ciclistica i telaisti che hanno investito nella Moto 2, forti del loro know-how hanno lanciato le loro proposte. Questa formula è stata quindi studiata con l’intento di mettere in pista mezzi i cui costi di gestione non sono troppo elevati. Per inibire lo sviluppo di propulsori troppo costosi, il regolamento impone ai team CRT l’obbligo di vendere il proprio motore ad una squadra “ufficiale” che ne faccia richiesta a fine gara. La cifra prefissata è di 20.000 euro (15.000 senza trasmissione). Ogni team iscritto alla MSMA (Motorcycles Sports Manufacturer’s Association) ossia i Team “ufficiali” CRT possono ricorre solamente una volta cadauno a questa opzione e al contempo ad ogni squadra può essere chiesto solo una volta nell’arco della stagione di vendere il proprio motore. I più ottimisti valutano che una stagione intera in sella ad una di queste moto possa costare anche meno di 1,5 milioni di euro. Se BMW da un lato fornisce i propulsori, c’è invece chi come Aprilia, ha avviato un programma specifico sfruttando il nuovo regolamento. La Casa di Noale vende il progetto ART (Aprilia Racing Technology). Si tratta di una versione leggermente riveduta e corretta della sua Superbike (moto intera). Il prezzo del leasing per correre con questa moto varia a seconda del tipo di supporto tecnico richiesto dal team che ne vuole usufruire alla Casa. Le ART sono state scelte da due Team: quello Speedmaster (che mette in pista Mattia Pasini) e quello Aspar ()che fa correre Randy De Puniet e Aleix Espargarro). Queste moto, già nelle prime uscite hanno fatto registrare tempi di tutto rilevo, analoghi a quelli delle “vecchie” Moto GP da 800cc. Alle Case ufficiali ed in primis alla Ducati però questa soluzione non è andata giù. Di fatto l’Aprilia è uscita dalla porta della Moto GP abbandonando il mai competitivo progetto RS Cube (il prototipo a tre cilindri schierato nei primi anni della Moto GP), rientrando “dalla finestra” sfruttando appunto la propria moto che gareggia in via ufficiale nel Mondiale Superbike. Il tutto con un notevole contenimento dei costi a favore della casa di Noale e di un’impressionante ritorno d’immagine per il proprio prodotto di serie, potenzialmente competitivo addirittura nei GP!! I detrattori di questa nuova formula si sono a questo punto scatenati: ci sono coloro che ribadiscono ad ogni occasione che le CRT sono ancora lente rispetto alle Moto GP. Se il gap tra queste moto sarà eccessivo il pubblico assisterà ad una gara nella gara. Altri invece temono addirittura che il 2012 possa essere un anno di transizione in attesa di nuove modifiche del regolamento che in futuro prevedano in pista solo CRT, con il verificarsi di una situazione analoga a quella della Moto 2 dove le Case sono uscite di scena. In questa situazione, l’interesse d i quest’ultime allora convoglierebbe immancabilmente verso la Superbike, dove esser si possono ancora sfidare, rendendola di fatto la Classe Regina. In ultimo ci sono coloro che, fanno dell’ART addirittura un problema “ideologico” attraverso questa osservazione: “Essendo l’Aprilia di fatto una Superbike che gareggia nei GP, a questo punto dove è finita la linea di demarcazione tra i due Campionati? Non varrebbe quindi la pena di fondere queste due categorie e farne una al top?”. Il massimo Campionato per le derivate dalla serie nel frattempo sembra fortunatamente attraversare un periodo di buona salute. Ben 6 Case impegnate a darsi battaglia, 15 Team e 24 piloti iscritti, sono numeri importanti che denotano una situazione “sana”. Sicuramente in questa serie, non si vedranno disparità tali tra le moto da far si che si vengano a creare distinzioni tra piloti e moto di serie “A” e di serie “B”. Probabilmente ora come ora sarebbe proprio questo campionato a rimetterci se si dovesse verificare la fusione che alcuni prospettano. Tutta questa situazione se da un lato “spaventa” alcuni tra gli appassionati e gli addetti ai lavori, dall’altro fa sorridere coloro che conoscono la storia delle corse. Qualche tempo fa al Motoclub, si “faceva un gran dire” riguardo alle CRT. Nel pieno della discussione ho ricordato ad alcuni dei presenti che alla fine queste CRT non rappresentano nulla di nuovo nel motociclismo. Più di quaranta anni orsono, le uniche moto “ufficiali” a gareggiare nella Classe Regina erano le imbattibili MV Agusta, le potentissime Honda. Ad esse si univano le Benelli, le Patton e più tardi le Yamaha. Per il resto le griglie di partenza erano colme di monoclindriche inglesi (Norton Manx soprattutto). Quest’ultime però nulla potevano contro le rivali pluricilindriche. I piloti privati di allora iniziarono a sostituire queste obsolete cavalcature ad altre più moderne, utilizzando delle ciclistiche costruite ad hoc nelle quali andavano ad installare i propulsori a due tempi delle Kawasaki Mach III o delle Suzuki Titan. Addirittura, Jack Findlay, portava in gara una moto con un propulsore marino!! Allora non si parlava certamente di CRT. Tutto si poteva riassumere in: passione e voglia di gareggiare (nella speranza di far registrare dei risultati validi ed essere magari notati dalle Case che potevano offrire le moto “buone”). Sarebbe bello se oggi, invece che parlare sempre più di budget e sempre meno di “manico” ci si ricordasse di quei tempi!

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