giovedì 25 agosto 2011

Il papà della 200 Miglia

Francesco "Checco" Costa nasce a Imola nel 1911. Grande appassionato di musica classica e di letteratura, dopo gli studi classici, si laurea in Agraria a Bologna e per pochi esami manca una seconda laurea in Veterinaria, sempre presso l'ateneo bolognese. Dopo la seconda guerra mondiale è fra i fondatori e gli animatori del Moto Club Santerno che, sotto la sua guida organizza le prime competizioni di Motocross in Italia. La sua prima creazione è infatti il Gran Premio di Motocros sulla pista del Castellaccio. Nel 1948, il trentasettenne Checco Costa si interessa all'idea di quattro appassionati imolesi, suoi amici che intendono realizzare un circuito permanente sfruttando i terreni collinari fuori città oltre le rive del Santerno. E' leggendaria infatti la passeggiata fatta al chiaro di luna con i suoi amici imolesi che lungo le rive del fiume che attraversa Imola studiarono come poteva snodarsi il tracciato. Fonda l'ESTI (Ente Sport e Turismo Imolese) e, dopo aver ottenuto le necessarie autorizzazioni, nonchè un finanziamento da parte del CONI, inizia la costruzione del circuito, inaugurato il 25 aprile 1953 dal Gran Premio CONI (prova valida per il Campionato italiano). Da quel giorno e fino al 1988, tutte le gare motociclistiche organizzate a Imola nascono sotto la sua supervisione. Costa ha idee chiare ed innovative, capisce subito che per rendere grande una pista appena nata e ancora fuori dai giri dei campionati mondiali occorre avere al via i campioni. Servono per la causa i nomi che attirano il grande pubblico. Nascono così le gare ad ingaggio, quelle cioè dove i campioni vengono pagati dall’organizzatore per partecipare all'evento. E' il primo in Europa a credere sin dall'inizio degli anni Settanta nel potenziale della Formula 750. E' anche tra i primi ad intuire l’importanza degli sponsor, e già negli anni’50 avvia una proficua collaborazione con la Shell. Nasce così la “Conchiglia d’oro” automobilistica (quattro edizioni nel 54, 55, 56 e 63, con la prima assoluta delle F1 sul Santerno) e la “Coppa d’oro” motociclistica che dal ’54 al ’71 porta i migliori centauri del motomondiale sulla "sua" pista nel mese di aprile (grazie anche a un notevole montepremi), aprendo la strada anche alla fantastica stagione della “Mototemporada Romagnola”. Le cose però non sono state semplici come possono apparire: Costa si è esposto molto, anche con le finanze personali per sostenere le gare, e ha dovuto fare i conti con le difficoltà dei primi 20 anni di vita di un autodromo bellissimo, ma non ancora permanente, la cui esistenza è stata continuamente minacciata dalle difficoltà economiche e burocratiche. Davanti alle folle numerosissime che sino dagli anni 50 hanno affollato la pista il giorno delle gare e alla curatissima organizzazione, la Federazione non è rimasta (e non ha potuto rimanere..) immobile e il 7 settembre 1969 avviene il miracolo: la pista romagnola ”di campagna” ruba alla monumentale e intoccabile Monza, il Gran Premio delle Nazioni, tappa italiana del Motomondiale. Ben altre 12 volte il Campionato del Mondo farà tappa a Imola, prima di lasciare spazio negli anni 2000 al Mondiale Superbike. Nel 1972, il capolavoro! Grazie ai contatti con Bill France, potente boss del circuito di Daytona (i cui eredi controllano ancor oggi la fetta più importante del motorismo yankee), Costa porta ad Imola le grosse moto ed i piloti che da anni si danno battaglia alla 200 Miglia sul circuito della Florida. Addirittura riesce a fare qualcosa in più rispetto ai suoi colleghi statunitensi: mette sul piatto la succulenta sfida tra i piloti del Motomondiale e gli assi americani ancora sconosciuti al pubblico europeo in quanto impegnati quasi esclusivamente nei campionati AMA. Nasce così la 200 Miglia di Imola, "la Daytona d’Europa”, e per Imola questo evento rappresenta un successo memorabile che si ripete per 13 edizioni disputate. Per farsi un'idea del calibro dei campioni che hanno preso parte a questa gara, basta scorrere l'albo d'oro e leggere nomi come: Smart, Saarinen, Agostini, Baker, Cecotto, Roberts, Lucchinelli, Lawson, Crosby.. Per la prima edizione della celebre gara gli imperativi lanciati ai grandi campioni delle due ruote furono: 1) VIETATO MANCARE! 2) Si gareggia con tute colorate: vietate quelle nere!! Costa fu aiutato nella missione impossibile (ed invece realizzata!) di ingaggiare gli assi stranieri, dal suo grande collaboratore ed amico Giancarlo Galavotti. Egli infatti per Costa era una sorta di "ministro degli esteri" grazie alla sua padronanza dell'inglese (una rarità nella Romagna degli anni Settanta!) e veniva mandato in Inghilterra e negli States per ingaggiare gli assi stranieri che avrebbero dovuto infiammare le folle "dando battaglia" ai nostri campioni. Sono seguite altre gare ancora: la Coppa AGV delle Nazioni (appuntamento per ”nazionali” motociclistiche soffocato dalla FMI) e anche la sfortunata 24 ore del 1982. E' rimasto alla guida dell'autodromo per ben 25 anni, accettando per il bene della "sua creatura" anche lo scioglimento dell'ESTI ed il passaggio della gestione della pista all'Automobile Club di Bologna. Checco Costa è il papà di Claudio, fondatore e responsabile della Clinica Mobile che da anni segue il Mondiale velocità e di Carlo, storico speaker dell’autodromo. Purtroppo, il 30 luglio 1988, è stato proprio un banale incidente con una moto a scrivere la parola fine alla vita di Checco Costa, che stava andando a prendere il pane in bici, come un semplice pensionato di 77 anni. Imola da quel giorno non è stata più la stessa..

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