Cesena Bikers ha aperto le sue pagine ai suoi lettori. Con grandissimo piacere di chi vi scrive infatti, l'iniziativa di coinvolgere sempre più chi segue il nostro blog, rendendolo parte attiva della "vita" di queste pagine web, pubblicando gli articoli che mi vengono inoltrati, sta riscuotendo un grande successo! Oltre ai post già inseriti, continuano a pervenirmi tanti nuovi contributi.. in questi giorni mi è arrivato questo bellissimo articolo scritto dal lettore: Fosco Rocchetta di Riccione, che vado a pubblicare con grande piacere. Il sig. Fosco scrive:
Spett. Redazione di Cesena Bikers
Il 14 luglio del 1951 (60 anni da tra pochi mesi), nel circuito di Albi in Francia, perdeva la vita il grande campione cesenate Dario Ambrosini. Ritenenhdo di fare cosa gradita, trasmetto in allegato un mio articolo riguardo ad una gara che si tenne il 15 agosto del 1946 , giorno di ferragosto, sul lungomare di Riccione (un anno dopo il termine della seconda guerra mondiale). La gara delle 250 cc. fu vinta da Dario Ambrosini, ritratto da uno foto mentre transita sul porto canale. La qualità della foto è scarsa, ed è tratta da una rivista Motociclismo 1946, reecuperata da me presso una libreria antiquaria di Firenze. Sono certo che la V.a associazione contribuirà a ricordare degnamente il grande campione cesenate scomparso prematuramente.
Distinti saluti
Fosco Rocchetta Riccione
Bertacchini, Ambrosini e Toni si affermano a Riccione
Nel panorama del motociclismo agonistico, la Romagna si è sempre distinta per l’entusiastica passione dei suoi abitanti, e per aver dato i natali a validi piloti, parecchi dei quali hanno avuto grandi successi nei circuiti di tutto il mondo. Poche notizie di cronaca, ma soprattutto i racconti degli anziani, ci rammentano che le prime gare svolte nella nostra città risalgono agli anni Venti del Novecento ed ebbero come protagonisti i riccionesi Frangiotto Pullè e Nello Leardini. Quelle “pionieristiche” competizioni si tenevano nel campo sportivo “Stadium” ( area del Luna Park), che tanti, ancor oggi, chiamano ”ingar” trasformazione dialettale del termine inglese “hungar” : difatti quella zona fu utilizzata come luogo per il ricovero di aeromobili negli anni della Grande Guerra. Un amore genuino per i motori porterà alla fondazione, nel 1935, del Motoclub “Celeste Berardi”, sodalizio cui va il merito di aver tenuto alto il nome di Riccione in Italia, con la promozione di importanti manifestazioni sportive. Fatta questa breve introduzione, appare opportuno illustrare una gara del tutto singolare che, per il giorno e l’anno in cui si effettuò, il 15 agosto 1946, (a poco più di un anno dal termine della seconda guerra mondiale), dimostra palesemente quanto ardente fosse in molti, il desiderio di ritornare, pur nelle ristrettezze di allora, alla “vecchia” ed “inossidabile” passionaccia per “è mutor”. In questo sport la nostra città aveva del resto ottenuto lusinghieri risultati fin dagli anni Trenta, con l’organizzazione di corse di buon livello. Non erano mancate buone prestazioni, e perfino vittorie in campo nazionale, grazie ad alcuni corridori romagnoli, tra cui il riccionese Gastone Berardi, vincitore nella classe 500 di terza categoria, e quinto assoluto nell’edizione 1940 della “leggendaria” Milano-Taranto. “A Nello Olmeda, l’impareggiabile presidente, a tutti i suoi attivissimi e competenti collaboratori esprimiamo il nostro compiacimento per aver saputo dar vita in periodo tanto difficile per la graziosa cittadina adriatica pulsante della vita straordinaria del ferragosto, alla bella manifestazione”. Queste, le parole di plauso per gli organizzatori del Motoclub cittadino, con cui si esprimeva l’inviato della rivista “Motociclismo” ( n. 21 del 22 agosto 1946, Lire 30). Considerevole fu l’affluenza degli appassionati, nonostante l’esigua partecipazione di piloti, “con un buon servizio d’ordine che ha saputo contenere negli appositi recinti un pubblico imponente e qualche volta non troppo disciplinato”. “Starter” d’eccezione, fu il generale inglese comandante la zona di Riccione, che testimonia come gli alleati fossero ancora presenti sul nostro territorio.
Quel Gran Premio si svolse sul lungomare e sulle vie adiacenti, su di un percorso che, di anno in anno, ad ogni primavera, ospiterà gare di moto, e precisamente fino al 4 aprile del 1971, in cui sull’asfalto bagnato, tragicamente, perderà la vita il pilota lombardo Angelo Bergamonti.
La manifestazione, inserita nella “Settimana Motociclistica Romagnola”, era quanto mai sentita, giacchè significava il risorgere dell’attività agonistica dopo la forzata interruzione bellica, tanto da esser ripresa dalla Settimana Incom, il più importante cinegiornale del secondo dopoguerra. Questo documentario, che si proiettatava in tutti i cinema d’Italia, prima di ogni film, illustrava i principali eventi politici, culturali e sportivi della settimana, in anni in cui la televisione non era ancora entrata nelle case degli italiani. Con enfasi retorica, sia per le espressioni usate, che per il tono aulico della voce, con queste parole veniva descritto l’evento: “ Quarto Circuito Motociclistico di Romagna, valevole per il campionato di prima e seconda categoria. Un carosello di assi! I più famosi centauri han preso il via! Lorenzetti, Ruffo, Ambrosini, Alberti, Mangione, Cavaciuti. La rete degli alberi lungo la strada nera d’asfalto e lucida di sole sembrano palpitare nella terribile prepotente, vibrazione dei motori! Quei rombi che ci parevano lugubri, minacciosi, allorché echeggiavano nelle strade delle nostre città svuotate dal coprifuoco, oggi salgono gioiosi come esultanti nel fervore della gara!”. Alle ore 15 fu data la partenza della classe 250. Solo quattro piloti presero il via: Dario Ambrosini (Guzzi Albatros), cesenate, campione del mondo nel 1950 categoria 250, scomparso l’anno successivo nel Gran Premio di Albi in Francia, che risulterà vincitore in 53’49’’compiendo i 40 giri del percorso pari a Km. 74,240 alla media di Km. 82,269, Alfredo Milani (Guzzi), Claudio Mastellari (Guzzi), il riccionese Tristano Papini (Benelli) che “relegato lontano per il suo mezzo meccanico evidentemente inferiore come velocità agli altri”, arriverà quarto in 54’ 38” ” . A seguire, la partenza della gara riservata alle motocarrozzette (foto che ne ritrae la partenza), competizione che, almeno sul nostro circuito, si terrà in poche altre occasioni, e solamente fine alla metà degli anni ’50. Buona la prova di Gastone Berardi (Guzzi),il più noto pilota riccionese, che nonostante la rottura della molla di una valvola, saprà portare a termine la gara, piazzandosi secondo, in 30’ 36” 1 , dietro l’irragiungibile Fausto Toni (Gilera), che compì i 20 giri del percorso, pari a Km. 37,120 in 30’ 12’’ 3 , ad una media di Km. 73,723.
Ed infine si giunse alla gara più interessante, quella della categoria 500 cmc. Partecipano alla gara i concorrenti: Berardi Gastone (Guzzi), Bertacchini Bruno (Guzzi), Milani Alfredo (Gilera), Colombo Nino (Guzzi), Rabitti Enzo (Gilera), Villa Ettore (Gilera), Brini Aldo (Gilera). Il forte centauro reggiano Bruno Bertacchini riuscì a raccogliere una significativa vittoria, compiendo i 40 giri del percorso, pari a Km, 74,240 in 50’21” 3 , alla media di Km. 88,451.
Infine, commentando le gare di Gastone Berardi, il giornalista della rivista “Motociclismo” così terminava: “Il riccionese, che nel confronto dei seconda categoria segue i campioni, e che nelle domenicale gare ha saputo conquistarsi tanta simpatia nell’ambiente motociclistico con le sue affermazioni, non ha avuto, nella sua Riccione, quell’affermazione che si meritava e che noi siamo certi egli aspirava un massimo grado. Inizialmente e fino al quarto giro egli è stato attardato fino al quinto posto e riprendendosi poi brillantemente nel finale finendo al posto d’onore ad un giro dai due che lo precedono. A Berardi un elogio particolare per la sua condotta nelle motocarrozzette che lo vedono classificato al secondo posto dopo una lotta vivace col vincitore Toni”.
Al giorno d’oggi competizioni e gare si svolgono in circuiti attrezzati, in grado di poter dare sicurezza agli spettatori, e sarebbe impensabile un ritorno al passato che, tuttavia, aveva un suo fascino romantico come la Milano-Taranto che, attraversava tutto il Paese e comportava il blocco totale di tutto il traffico. A questa competizione parteciparono piloti, contemporaneamente con motociclette di tutte le cilindrate, con aspetti quasi folcloristici, non pochi dei quali con tute mimetiche ed elmetti in dotazione all’esercito. Un mondo che non esiste più e che merita comunque di essere ricordato.
Fosco Rocchetta
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