giovedì 8 gennaio 2009

Paolo Tordi
























E' con grande piacere che inserisco nel mio blog un post inerente a Paolo Tordi, pilota, mio concittadino. Paolo Tordi (Cesena, 26 ottobre 1948) è un ex motociclista italiano. Primogenito di Tordi Ernesto, di professione muratore e di Montalti Enrichetta, operaia. Appartenendo ad una famiglia non certo danarosa, Paolo Tordi deve dare la priorità al lavoro, piuttosto che seguire la passione per le motociclette. La sua carriera agonistica ha inizio nel 1971. Raggiunta la maggiore età e con il suo stipendio di rappresentante, Paolo Tordi può finalmente dare corpo alla sua passione: correre in motocicletta. I mesi invernali sono di febbrile attività e di grande dispendio di energie e di denaro. La moto con cui decide di partecipare al campionato juniores è una Motobi 175cc acquistata usata, il preparatore è il mago Zanzani di Pesaro. La scelta è ottima: la moto e il preparatore sono quanto di meglio esiste sul mercato per coloro che vogliono iniziare l’attività agonistica. Prende la licenza di pilota, i colori sono quelli del moto club Alano Montanari di Cesenatico. Per trasportare la moto si utilizza l’auto del padre: una Autobianchi A111. Basta smontare la ruota anteriore e quella posteriore, togliere il sedile anteriore destro alla vettura e, con qualche manovra, ci sta tutto. Altra opzione era il portapacchi con la moto sopra ma la velocità di crociera dell’auto subiva drastiche riduzioni oltre a destare sorpresa e perplessità, per non dire altro, fra le forze dell’ordine. Questa ultima soluzione permetteva almeno al meccanico o ad uno dei tanti amici che talvolta lo accompagnavano, di salire in auto. In questo modo si arriva alla prima gara nel tempio della velocità: Imola. Siamo nel 1971, nessuno si aspettava tanto all’esordio: un meritatissimo 4° posto frutto di grinta e determinazione. A Modena è davanti a tutti con largo margine; si gira per controllare il distacco dei lontani avversari e fa un dritto che gli costa la vittoria. A Treviso un 9° posto. A Monza, nella prima finale, è solo al 15° posto finale. I lunghi rettilinei non si addicono molto alla sua moto che perde sul dritto quel poco che il pilota guadagna in curva. Nel 1972, il campionato juniores è ridotto a sole due prove; coglie un ottimo 3° posto nel circuito di Treviso mentre Modena lo vede cadere malamente al curvone dopo la variante, quando, veramente scatenato, contendeva la vittoria a Giovanni Franchi poi vittorioso. Riporta un trauma cranico e, dopo una settimana di degenza all’ospedale della città, le cure mediche lo restituiscono alle gare. Nel 1973 passa finalmente senior. Acquista una Yamaha 250 raffreddata ad aria e con quella si aggiudica, sotto un torrenziale diluvio, una gara prestigiosa e di assoluto valore: la Conchiglia Shell a Imola. A fine stagione sarà 5° assoluto nel Campionato italiano senior classe 250cc sempre su Yamaha. Il 1974 è un anno difficile; non tutti credono nelle sue possibilità specialmente l’amico che, per scherzo, gli regala una cazzuola da muratore. Gli intenditori cesenati si rendono conto delle sue potenzialità. Conclude poco in termini assoluti ma l’esperienza acquisita sul campo è rilevante. Porta in pista moto come l’Aermacchi Aletta 125cc, la Ringhini 50cc, una Yamaha 350cc oltre alla sua duemmezzo. Stupenda la gara di Modena, valida come prima prova del campionato italiano seniores, quando duella per il quinto posto con Lucchinelli dopo aver rimontato dall’ultima posizione, concludendo con un lusinghiero 7° posto. Sarà poi 14° nel gran premio delle Nazioni a Imola classe 350cc, a Misano sarà 4° in 250cc e 6° in 350cc, al Mugello sarà 5° in 350cc e 6° in 250cc. Pilota di talento, veloce e grintoso, viene notato dal sig. Cortini di Firenze che gli offre una Yamaha 350cc per correre il Campionato italiano nel 1975. La fiducia è ben riposta: sarà terzo nella classifica finale del campionato italiano classe 350cc dietro Attilio Riondato e Giacomo Agostini. Vita dura per correre, la manutenzione delle moto si mangiava tutto il budget e bisognava risparmiare su tutto, dalla dieta, panini e basta e, sui mezzi logistici, il furgone Fiat 238 del padre che, acquistato per lavoro, si prestava benissimo al trasporto moto. Il furgone veniva usato dal padre fino al giovedì e da Paolo per il resto della settimana quando doveva correre. Quanto ai meccanici non aveva che l’imbarazzo della scelta fra i tanti amici: Oscar Benedetti, Barasi Paolo, Marino, Berto Baiardi. Mancava forse un tantino di continuità ma altre scelte non erano possibili. In ogni caso i risultati non mancano; a Misano sarà 4° in 250cc e 5° in 350cc, sarà 5° nella 200 Miglia Makrolon Bayer Cup classe 250cc, 6° in 350cc e 5° in 250cc a Modena, 4° posto a Pesaro GP Villa Fastigi, 10° posto al Mugolo. Alla fine del 1975 è in Svizzera per acquistare la moto per correre nella stagione successiva. Portare in Italia una moto da corsa era allora abbastanza complicato e il periodo delle ferie di Capodanno era ottimale considerati i minori controlli alla dogana. Nulla di illegale ma c’era sempre qualcosa nella ponderosa documentazione richiesta che non andava bene e allora erano ritardi e problemi. Comunque la sua fu la prima Yamaha cantilever ad arrivare in Italia. Voleva fare le cose sul serio: per il lavoro di rappresentante non c’era più tempo e anche la promessa di aiutare il padre nel lavoro destinata a cadere. Voleva emergere e per questo niente doveva essere lasciato al caso. Aveva bisogno di aiuto per fare il mondiale ma il moto club Malatestiano di Cesena non fu in grado di fornirglielo. L’aiuto venne dal moto club Ennio Baglioni di Città di Castello che gli mise a disposizione una persona. Si era preparato con cura per tutto l’inverno, pensava solo alle corse, nessun impegno sentimentale ma tante amicizie con le quali interrompeva i contatti nei giorni di gara. Concentrato, silenzioso, attento al particolare, meticoloso nella preparazione della moto e del vestiario; questo era il pilota. Nel 1976 e Paolo partecipa con le moto del tecnico toscano Michele Cortini al Campionato italiano e al Mondiale. Un sesto posto a Modena nella gara di apertura, un quarto posto a Misano nel trofeo Città di Riccione, un sesto posto nella prova mondiale di Le Mans, un ritiro per banale guasto nella prova mondiale di Salisburgo dopo aver duramente impegnato il tedesco Braun. Paolo Tordi deve sopperire alla mancanza del budget impegnandosi personalmente oltre come pilota, anche in tutte quelle mansioni necessarie per poter mandare avanti una carriera agonistica. La stenchezza (per aver trascorso due mesi su tutte le piste europee del mondiale, del campionato italiano e di qualche gara internazionale) si fa sentire in maniera inesorabile. Dal 19 marzo al 16 Maggio è impegnato in gare tutte le domeniche e praticamente sempre da solo: partenza al mercoledì o giovedì a seconda della distanza, sistemazione furgone e tenda, prove, quasi sempre due gare nelle classi 250cc e 350cc, sistemazione di tutto nel furgone, partenza verso Cesena con il 238 Fiat. Il lunedì pomeriggio di nuovo in viaggio per portare le moto dal preparatore per una revisione, di nuovo in strada il mercoledì pomeriggio per andare a ritirarla, al giovedì di nuovo partenza per un altro gran premio. Gli ultimi due mesi Paolo li ha passati in questo modo, svolgendo una mole di lavoro, per portare avanti il proprio sogno, che nessun pilota dei tempi nostri potrebbe neppure immaginare. Era la sua vita, era la passione per il motociclismo che lo spingeva ma forse era troppo. Si arriva quindi al quel maledetto 16 maggio, dove a causa di una caduta sul circuito toscano del Mugello Paolo Tordi perde la vita in sella alla sua Yamaha 350cc. Va detto che quel giorno, risultò fatale anche al pilota Otello Buscherini mentre conduceva la sua 250cc. Il 16 maggio 1976 verrà quindi ricordato, come una delle date nere, che ha segnato in maniera indelebile il motociclismo di casa nostra al pari di domenica 20 Maggio 1973, giorno in cui il circuito di Monza portò via la vita a Renzo Pasolini e a Jarno Saarinen. Di Paolo Tordi, Piero Di Giovanna ha scritto: …..il carattere forte, deciso, a volte anche timido o riservato, lo fanno diventare un idolo, un personaggio cui fare sicuro riferimento in momenti della vita giovanile ove è necessario ricercare una figura non comune, quasi carismatica. E sarà questa formazione cristiana che costantemente si manifesterà nei sentimenti e negli ideali di Paolo; valori universali quali l’amicizia, l’altruismo, la lealtà e la serietà che verranno quotidianamente interpretati con assoluta naturalezza nel privato, nel lavoro e anche nello sport.
Info by Moto Club PaoloTordi di Cesena:

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