venerdì 23 gennaio 2009

Ing. Umberto Todero: la mia vita in Guzzi














Nelle foto, partendo dal basso:
1-2) Un anziano Umberto Todero passeggia per il museo della Moto Guzzi. In particolare qui lo vediamo accanto alla 500 V8 da GP.
3) Umberto Todero intento a cronometrare le moto di Mandello del Lario durante le prove di una competizione.
Chiudo con questo post il lungo “filone” di articoli che ho pubblicato in questi giorni, inerente alla Moto Guzzi. Fino a questo momento su Cesena Bikers per quanto riguarda il marchio di Mandello del Lario avevo parlato “solamente” della V8 500cc da GP e di Omobono Tenni. A partire dal 19 gennaio invece ho aperto una lunga parentesi dedicata alla Moto Guzzi. Di solito questo non è nello stile che ho scelto per Cesena Bikers: di solito cerco di non dilungarmi troppo su di un argomento (infatti al massimo pubblico due articoli di seguito inerenti lo stesso marchio o pilota e poi volutamente passo ad altro). In questo caso ho deciso cambiare approccio in quanto reputo molto interessante e da considerarsi nell'insieme, la "storia fino a qui narrata" (ovviamente non voglio togliere nulla a nessuno degli argomenti trattati in precedenza..). Essendo io un motociclista “innamorato della Guzzi”, non posso che “masticare amaro” quando si parla di storia sportiva recente con i miei compagni di scorribande: Ducati, Honda, Suzuki hanno dominato il motociclismo “moderno” in ogni tipo di categoria, la MV Agusta ha vinto quanto nessun altro in passato ed ora sta tornando alla ribalta, avendo conquistato il campionato italiano Superbike nel 2008 (con in sella l'aretino Scassa) ed essendo oramai pronta ad affacciarsi al mondiale (voci insistenti parlano del 2010). La Guzzi? La Guzzi vive (o meglio sopravvive) dei fasti di un passato agonistico oramai troppo remoto. La sua storia recente in ambito sportivo si basa sulle incredibili prestazioni di Guareschi al BOTT, ma non parla di alcuna competizione di caratura mondiale. La domanda che spesso mi sento rivolgere è: ma perché la Guzzi?.. Non c’è un perchè, o meglio non ce n’è solo uno, la Guzzi è così, o la si ama o la si odia; la Guzzi è fatta di tante minuscole sfaccettature che la rendono unica, anacronistica, ma agli occhi di chi la possiede, impossibile da tradire. E’ per questo che mi sono dilungato tanto a parlare degli uomini che con la loro passione hanno reso grande la Casa di Mandello del Lario: per cercare di raccontare a chi non la conosce, un po’ di storia di un glorioso marchio italiano. Per cercare di fare comprendere un po’ di più il perché di alcune scelte tecniche come il motore a V di 90° frontemarcia raffreddato ad aria ad aste e bilanceri o la trasmissione cardanica, che agli occhi dei più risultano assurde ma che indubbiamente la rendono unica. Per cercare di fare capire achi me lo ha chiesto perché un ragazzo di trentadue anni, può scegliere una “moto da nonno”, pagandola anche di più di quello che avrebbe pagato una “moto da ragazzo”. Dopo Wittner e Carcano, per ultimo (ma non meno importante) voglio postare un articolo su Umberto Todero, in quanto egli è uno degli uomini che più incarna il marchio e lo spirito della Guzzi. Per raccontare i suoi 66 anni legati a Moto Guzzi occorrerebbero fiumi di parole. Chi ha avuto la fortuna e l’onore di conoscerlo, racconta di un uomo, l’ “Umberto” che incantava il “suo pubblico” con racconti e aneddoti di vita legati alla sua storia in Moto Guzzi e alla guerra, racconti ricchi di amore, di passione e anche di sofferenza, che hanno insegnato tanto, soprattutto ai più giovani che attraverso le sue parole hanno scoperto un mondo unico, insuperabile, ineguagliabile. Per rendere omaggio a uno degli uomini che hanno maggiormente contribuito a scrivere le più belle pagine della storia del marchio dell’Aquila Lariana, pubblico un suo scritto nel quale è lui stesso a raccontare i momenti più emozionanti della sua storia, della sua vita, vissuta con tanta intensità nella Casa di Mandello del Lario . In Moto Guzzi non verranno mai dimenticate la tenacia e la caparbietà che hanno contraddistinto Umberto Todero, sia nella sua vita professionale che in quella privata. Il suo ricordo è presente in tutti, e resterà sempre vivo attraverso la sua capacità e al suo ingegno progettuale, riferito tanto alla storia passata quanto a quella più recente del marchio, storia che lo ha visto attivo protagonista fino all’ultimo istante.

Umberto Todero: la mia vita in Guzzi

Ricordo ancora oggi con una certa emozione, il mio primo giorno di lavoro in Moto Guzzi, con la mia mano tremante nel porre la firma sul documento di conferma dell’assunzione. Era il 6 marzo 1939. Da allora sono passati molti anni, 65 per l’esattezza, e io mi trovo ancora presente tra le mura della Moto Guzzi a Mandello del Lario, orgoglioso di avere legato il mio nome ad un Marchio, che ha saputo sostenere il nome dell’Italia, nel corso di oltre ottant’anni di storia, sia nel campo del lavoro che in quello dello sport. Finite le scuole, e dopo essermi diplomato presso la Scuola d’Arte ad indirizzo industriale in Friuli, dove risiedevo con la mia famiglia, mi fu offerto un posto di lavoro a Lecco, presso la Filiale Fiat. Accettai quell’offerta, e quindi fui costretto a trasferirmi a Lecco, dove abitavano i miei zii. Accettai quel posto di lavoro, poiché non mi precludeva la possibilità di continuare, seppur in privato, i miei studi. Fu così che, dovendo sottostare ad un periodo di residenza di tre mesi, obbligatorio per quei tempi, prima di ottenere il nulla osta all’assunzione, ebbi la possibilità di un colloquio alla Moto Guzzi, presentandomi con una domanda di lavoro. La sorte mi favorì, e dopo pochi giorni ebbe inizio la mia lunga storia legata alla Moto Guzzi. Nel corso di tanti anni, operando sempre in attività tecniche, passai a mansioni e posizioni sempre di maggiore responsabilità. Iniziai nel 1939 con semplici lavori di disegno di particolari, attinenti la costruzione del motociclo “Alce”, allora in fase di studio e di realizzazione; continuai poi con lo sviluppo del “Trialce” e per finire, sempre con prodotti militari, venni impiegato a realizzare un motore “fisso industriale” da utilizzare per formare gruppi elettrogeni o motocompressori in uso alla Marina Militare. Quanto detto, fece parte essenziale dell’attività da me svolta in Moto Guzzi, prima della guerra. Al termine della guerra, fui impiegato nell’aggiornamento e nel rinnovo di motocicli già in produzione nell’anteguerra, partecipai con studi riguardanti principalmente sistemi di sospensione, impianti frenanti, cambi di velocità ed altro ancora, dovendo nel contempo suddividere lavoro d’ufficio con lavoro d’officina, rivolto alla sperimentazione di quanto in precedenza veniva studiato. Fu proprio questo, il periodo in cui mi affermai nei lavori di progettazione e di aiuto al Comm. Carlo Guzzi. Nel 1948 la mia carriera subì una svolta importante. Venni, infatti, affidato alle dipendenze dell’Ing. Giulio Cesare Carcano, geniale progettista della Otto Cilindri e del motore bicilindrico a V di 90°, che rappresenta ancora oggi il simbolo della Moto Guzzi. L’Ing. Carcano, allora Direttore dell’Ufficio Esperimenti e Studi, era incaricato di gestire anche la progettazione e le prove delle moto da corsa. Incominciai così, sotto la guida di colui che fu il mio vero e grande maestro, il lavoro di progettazione di nuovi motocicli da corsa, che portarono ai primi veri confronti delle Moto Guzzi con la concorrenza, in gare nazionali ed internazionali. Nel 1951 venni nominato Vice Capo Reparto Corse, e gli anni che seguirono furono quelli della mia maggiore responsabilità nell’ambito del Reparto Corse. Oltre al lavoro di progettazione, dovetti assecondare al lavoro di diretto gestore del reparto corse, e quindi ancora di più, adoperarmi in nuove mansioni legate al mondo delle competizioni. Le fatiche, le preoccupazioni e le emozioni vissute nell’arco di quegli anni, sono per me indimenticabili. Finita l’esperienza al Reparto Corse, nel 1957, continuai la mia attività sempre sotto la direzione dell’Ing. Carcano, con il quale contribuii a realizzare nuovi prodotti, tra i quali vorrei ricordare lo Stornello, nelle versioni Turismo e Sport, ai quali seguirono la V7 e il motore bicilindrico a V. Dopo la scomparsa dei Soci Fondatori, Giorgio Parodi nel 1955 e Carlo Guzzi nel 1964, la Moto Guzzi passò di proprietà in proprietà, con tanti problemi da risolvere e conseguentemente con diversi sistemi organizzativi. Con tutti i cambiamenti vissuti, la mia posizione rimase inalterata e anche i miei compiti come Capo Servizio Progetti rimasero gli stessi. Continuai, in particolare, a mantenere collegamenti con gli uffici del Ministero dei Trasporti e con l’Associazione dei Costruttori. Con questi “gruppi di lavoro” collaborai negli anni settanta all’estensione di norme riguardanti l’inquinamento atmosferico su temi proposti dal Ministero dei Trasporti italiano, della CEE e dell’ONU tramite l’ISO. Fu questo un lavoro molto importante e impegnativo per la ricerca e la sperimentazione.Proprio negli anni settanta, ed esattamente nel 1975, devo ricordare un grande e inaspettato riconoscimento che mi giunse dal Ministero del Lavoro, un telegramma, poi seguito dal Decreto del Presidente della Repubblica, mi annunciava l’assegnazione della Stella al Merito del Lavoro, con il titolo di Maestro del Lavoro. Attraverso il mio lavoro, svolto in tutti questi anni con una passione e una dedizione infinite, ho sempre ottenuto soddisfazioni e riconoscimenti, motivo per cui mi sento davvero orgoglioso d’aver contribuito unitamente a tanti colleghi alle migliori fortune della Moto Guzzi, e alla quale auguro un futuro in continuo crescendo e ricco di nuovi successi.

2 commenti:

bangrudy ha detto...

i like your blog so much
I am Indonesian man
live in a country in South East Asia

Enrico Zani ha detto...

Thanks for the compliments.. You are welcome in my blog.